Burattini a Casorate: “Sandrone soldato” denuncia la crudeltà della guerra

CASORATE SEMPIONE – Una commedia per burattini di contenuto pacifista e antimilitarista, sull’inutilità e la crudeltà della guerra. “Sandrone soldato”, opera scritta da Angelo Ruozi Incerti, ufficiale italiano prigioniero in Germania dopo Caporetto, sarà rappresentata da FèMA Teatro a Casorate Sempione, sabato 3 novembre alla Sala Consiliare “Laura Prati” in via De Amicis. L’appuntamento, a ingresso libero, avrà inizio alle 21.

Uno spettacolo scritto nei campi di prigionia

Lo spettacolo venne scritto tra il 1917 e il 1918 dall’ufficiale italiano Angelo Ruozi Incerti e in seguito copiato da Giuseppe Denti, suo compagno di prigionia, nei campi di Friederichfeste-Rastatt e di Cellelager (Germania), dove entrambi erano stati rinchiusi dopo la disfatta di Caporetto. L’autore è stato tuttavia in grado di dare tragica leggerezza al dramma. La messinscena di “Sandrone soldato”, a cura di FèMA Teatro, vedrà protagonisti i burattini come fu cento anni fa. Ideati e costruiti da Brina Babini, per la loro realizzazione è stato consultato il Centro Studi Prima Guerra Mondiale.

Il Primo Grande Massacro Mondiale

L’intento del testo è denunciare, attraverso la semplicità dei burattini, i responsabili del “Primo Grande Massacro Mondiale”. Alla maschera di Sandrone, personaggio del popolo e della terra d’Emilia, è affidato il compito di incarnare gli ultimi, sempre oppressi e vinti. Viene attorniato in scena da un cast di personaggi votati alla guerra per esaltazione, per carriera, per guadagno e caratterizzati da profonda disumanità: Cadorna, Diaz, D’Annunzio e l’Imboscato, ovvero il padrone che sta lontano dalla trincea e trae profitto dal conflitto. La luce della pace si rivela paradossalmente nell’incontro col nemico, l’Austro. I due si riconoscono divisi dalle divise, ma uniti dalla loro condizione di carne da macello, di proletari in armi l’uno contro l’altro a vantaggio dei pochi che li comandano. Degno di nota è l’uso della parola come arma innanzitutto del conflitto di classe: da una parte il parlare dialettale e quotidiano di Sandrone e l’essenzialità delle ragioni di vita di Austro (a far capire che il nemico è proprio come noi) che vanno al cuore della questione, ovvero il diritto alla pace e una vita dignitosa per tutti. Dall’altra il parlar forbito, sempre in odore di raggiro o mellifluamente violento, di chi comanda.

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