Comune privatizza scuola dell’infanzia. Genitori sul piede di guerra a Magnago

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MAGNAGO – “Gentile famiglia, l’Amministrazione comunale ha deciso di procedere all’esternalizzazione del servizio scuola dell’infanzia comunale a mezzo avvio di idonea procedura di gara”. La lettera, firmata dal sindaco di Magnago, Carla Picco, reca la data del 3 maggio. Ma le famiglie delle decine di bambini iscritti alla “Coniugi Radice” non ci stanno. «Nessuno ci ha interpellati – lamentano – e temiamo che con l’avvento dei privati la scuola perda di qualità, oltre alle attuali insegnanti. L’infanzia non si appalta».

Lo slogan campeggia su un volantino distribuito in paese che riassume i motivi del “no”. «Esternalizzare un servizio – si legge – rende impossibile garantire continuità didattica, pedagogica e soprattutto relazionale ai bambini. Non abbiamo bisogno di sperimentare sui bambini un nuovo progetto educativo; se serve, aiutiamoci a migliorare quello attuale». Il neonato comitato dei genitori ha promosso anche una petizione on line che ha raccolto 100 firme in sole 24 ore, cui se ne sono aggiunte altre 300 raccolte in forma cartacea nei giardinetti del comune.

Raccolte centinaia di firme contrarie

«Abbiamo provato a chiedere un incontro con il sindaco – racconta una mamma che nella scuola ha iscritto entrambi i figli – ma siamo stati rimbalzati. Ora ci è stato promesso un incontro in via telematica nel pomeriggio di lunedì 17. Abbiamo chiesto al consigliere di opposizione Emanuele Brunini, anche lui contrario al progetto dell’Amministrazione, di rappresentarci e di sostenere le nostre richieste».

Per i genitori la scuola dell’infanzia “Coniugi Radice” è come una seconda famiglia. «Fino all’anno scorso – spiegano – portare lì i nostri figli era come portarli a casa dei nonni, anche se ovviamente con prospettive diverse. Alla fine del percorso scolastico i bambini erano ben preparati al passaggio alle elementari. Tanti dei genitori che vi portano i loro figli l’hanno frequentata essi stessi». Poi, quest’anno scolastico, qualcosa è cambiato. In peggio.

«C’è stato l’affiancamento di una cooperativa, giustificato con l’emergenza Covid, che ha introdotto personale meno professionale e ha trasformato i nostri bimbi in piccoli soldatini, con regole rigidissime. È venuta meno l’informazione tra istituto e famiglie e si è creato un pessimo clima, con tensione anche fra le “vecchie” insegnanti. Queste sono un punto di riferimento per i nostri bambini e temiamo che dal prossimo settembre se ne vadano, interrompendo il percorso educativo intrapreso. Senza contare che le cooperative servono spesso per far fare esperienza alle insegnanti, che possono cambiare di frequente e non avere una formazione completa, il che pregiudica il supporto che possono dare ai bambini con difficoltà e non ancora autosufficienti».

«Non appaltate l’infanzia dei nostri bimbi»

Ci sono però altri motivi di critica e di dissidio nei confronti dell’Amministrazione comunale. «Ai futuri nuovi iscritti – spiegano ancora i componenti del comitato – è stata presentata nell’Open Day di gennaio una programmazione che a settembre sarà necessariamente diversa, se nel frattempo la scuola verrà privatizzata. Il Comune giustifica la scelta con problemi economici, eppure le iscrizioni crescono. Questa non è una scuola statale, si paga una retta». Dal 2013, quando si registrò un picco di 97 iscritti, la scuola ne conta in media una sessantina dai 3 ai 6 anni di età. Dei 58 iscritti quest’anno, a settembre ne usciranno 16, ma si prevede l’ingresso di altri 18.

Secondo i genitori, l’Amministrazione non ha valutato altre soluzioni per mantenere l’attuale servizio, come una seconda, piccola scuola (la “maternina”) che fino a qualche anno fa garantiva l’iscrizione a chi aveva problemi nel pagare la retta. Inoltre ha sponsorizzato la “Radice” insieme alla scuola statale di Vanzaghello, dov’è stata creata una sezione riservata ai bambini provenienti da Magnago. «Prima vi si poteva entrare solo se rimaneva posto una volta esaurite le richieste di Vanzaghello; ora la certezza di entrare c’è, non serve neppure fare la doppia iscrizione. E gli arredi interni li ha forniti il Comune di Magnago togliendoli dalla sua scuola, per improntare lo stesso ambiente e metodo educativo. Ci chiediamo perché il Comune sembra voler privatizzare e appaltare tutto, compresa l’infanzia dei nostri bambini. Abbiamo bisogno di questa scuola così com’è e di essere certi che le insegnanti non se ne vadano».

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