Coronavirus, c’è la task force della Regione: 3 laboratori e 17 reparti in allerta

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MILANO – Coronavirus, mentre monta la preoccupazione per i casi sospetti, Regione Lombardia predispone un protocollo di procedure per affrontare l’emergenza: «La task force per riconoscere e affrontare eventuali casi di Coronavirus in Lombardia è al completo, con tre laboratori dove trasmettere i campioni da analizzare e 17 reparti di malattie infettive di riferimento». Lo annuncia l’assessore al welfare e alla salute di Regione Lombardia Giulio Gallera. «Abbiamo nelle scorse ore emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute».

La rete di laboratori e reparti di riferimento

Sono tre i laboratori regionali di riferimento indicati per la ricezione dei campioni biologici, che provvedono a raccordarsi con il laboratorio dell’Istituto Superiore di Sanità, con Regione e la struttura di ricovero: all’Università di Milano, al Policlinico San Matteo e all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano. Per la presa in carico del paziente, ci sono 17 reparti di malattie infettive in rete, che fanno da riferimento per la gestione ed il ricovero dei casi. In provincia di Varese, la rete fa capo al professor Paolo Grossi dell’ASST Sette Laghi (all’ospedale di Circolo di Varese) e al dottor Fabio Franzetti dell’ASST Valle Olona (all’ospedale di Busto Arsizio), mentre nell’Altomilanese al dottor Paolo Viganò dell’ASST Milano Ovest (all’ospedale di Legnano).

Diagnosi e segnalazioni: la procedura

gallera coronavirus regione prevenzionePer le diagnosi di caso sospetto «è fondamentale porre attenzione ai tempi di riferimento dei viaggi e alle frequentazioni a rischio di contagio – spiega l’assessore Giulio Gallera – prendendo in considerazione gli ultimi 14 giorni dall’esordio dei sintomi». In caso di segnalazione, «i medici (di ASST, IRCCS, case di cura accreditate, ospedali classificati, medici di famiglia, etc) per i pazienti che rientrano nella definizione di caso sospetto – aggiunge l’assessore – devono segnalare il caso all’ATS di competenza e attraverso procedure informatiche specifiche, gestendo il paziente in stretto raccordo con i referenti delle malattie infettive». A sua volta, Regione Lombardia inserisce i flussi di dati nel sistema nazionale.

Il protocollo a Malpensa

Per i passeggeri provenienti dalla Cina, a Malpensa è attivo il protocollo di monitoraggio con misurazione a bordo della temperatura corporea di passeggeri ed equipaggio, mentre in caso di assenza di sintomi e in assenza di iperpiressia sono fornite indicazioni generiche comportamentali, come da allegato comprensivo anche di indicazione sul numero unico 1500 del Ministero della Salute (che fornisce agli utenti l’indicazione di contattare il proprio medico curante oppure, se impossibilitato il numero unico emergenza 112, evitando di andare autonomamente in Pronto Soccorso).

Le direttive per i medici

Ai medici di base e della continuità assistenziale, nel caso in cui vengano contattati da un paziente che riferisce sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie), viene prescritto di indagare la presenza di viaggi in Cina negli ultimi 14 giorni (periodo di incubazione del virus) o contatto con un caso accertato. E in caso di riscontro positivo, devono prima di tutto sincerarsi, anche assistendo alla chiamata, che il paziente contatti il numero unico 112 che organizzerà il trasporto presso una delle strutture ospedaliere con un reparto di malattie infettive, quindi avvisare il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di ATS per segnalare il caso. Per i casi che non rispondono al criterio di caso sospetto ma ancora da indagare, se non si ritiene opportuna una visita domiciliare, i medici dovrebbero invitare il paziente in studio con accesso separato o appuntamento a fine giornata, per ridurre eventuali contatti in sala di attesa.

Il trasporto in caso di soccorso

In caso di richiesta di soccorso al 112, la sala operativa regionale di emergenza e urgenza di AREU organizzerà il trasporto verso l’ospedale dotato di unità di malattie infettive ritenuto più idoneo, avendo cura di far indossare al paziente la mascherina chirurgica, salvo la necessità di somministrare ossigeno, e di informare il Pronto Soccorso dell’ospedale individuato dell’invio di un caso sospetto di “nuovo coronavirus”, per consentire di far predisporre il percorso clinico e logistico ritenuto più opportuno per ridurre il rischio di esposizione potenziale per gli operatori sanitari e gli utenti. Procedure analoghe sono previste nel caso di trasporti all’interno dello stesso ospedale o tra ospedali differenti.

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