Covid e calo del Pil, la crisi ha colpito più duro a Varese che nel resto d’Italia

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VARESE – Un anno difficile, ma allo stesso tempo ricco di sfide. È questo il bilancio che Davide Galli, presidente di Confartigianato Varese, ha fatto nella conferenza di oggi, martedì 22 dicembre, riguardo al 2020: «A Varese il Covid ha picchiato duro, sia dal punto di vista sanitario che economico: se il calo del Pil in Italia è stato del 10,8%, nella nostra provincia è stato del 12,3%, accompagnato, nei primi dieci mesi, da una flessione del tasso di assunzioni, rispetto a quelli corrispondenti del 2019, pari al 41%, nonché da un aumento vertiginoso della cassa integrazione (con un picco del 75% ad aprile)».

La sofferenza di industria alimentare e commercio

«Quanto ai numeri presentati dall’Osservatorio del Mercato del Lavoro, sebbene sia avvenuta una flessione del 41% del tasso delle assunzioni, la pandemia si è in realtà sovrapposta a una situazione che era già critica, con un calo del 25% nei mesi di gennaio e febbraio. Il commercio ha registrato un calo del 60,53%, mentre per i servizi alla persona e le attività manifatturiere è stato rispettivamente del 49,69% e 47,83%. Si trova in forte sofferenza l’industria alimentare, con il segno meno per il 69,66% e quella tessile, per la quale è del 52%; si salva invece l’edilizia. A ciò si aggiunge il picco di oltre il 70% nel mese di aprile per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione contro un media annuale attestata sulla media del 2%».

La mancanza di programmazione

«Questi dati non devono spaventare, ma responsabilizzare», ha ammonito Galli. «Servono fiducia e regole certe. Quanto è successo ha dimostrato un’evidente mancanza di programmazione: un sacco di misure si contraddicevano tra loro, come quella di aprire i negozi e allo stesso tempo l’obbligo di evitare le code. Per ciascuna impresa dobbiamo immaginare una soluzione: con Confartigianato Artser stiamo lavorando per affinare i servizi, e rimodellarli affinché la risposta sia idonea alle nuove esigenze del mercato e ai bisogni delle aziende. Stiamo riorganizzando la nostra voce, affinché arrivi con un approccio propositivo. Dobbiamo analizzare la situazione, ampliare l’ascolto e fornire sempre più strumenti formativi e informativi necessari all’organizzazione e riorganizzazione delle imprese».

L’investimento nel capitale umano

«Noi ci siamo sempre stati» è il primo slogan scelto da Galli per descrivere l’anno che volge al termine. «Abbiamo operato nella pienezza delle nostre capacità, investendo e credendo in una possibile ripresa. Non abbiamo fatto mancare un servizio, grazie anche al fatto di aver puntato già da tempo sulle nuove tecnologie, né condizioni di sicurezza e prevenzione per tutti i nostri duecento e oltre dipendenti e collaboratori. L’investimento principale è stato soprattutto nel capitale umano, per un miglioramento costante della qualità delle nostre proposte».

Le iniziative messe in campo

Il secondo slogan è stato «non lasceremo indietro nessuno»: dopo aver ricordato il trasloco di Faberlab a Saronno e l’acquisto della stampante Arburg, il presidente di Confartigianato Varese ha sottolineato che, quanto all’aiuto fornito sul fronte dei servizi finanziari per la sicurezza, «le nostre aziende sono dei veri e propri presidi sanitari». Tra le iniziative messe in campo ci sono state anche l’e-commerce di Botteghe Artigianali, il percorso formativo Ipe (Imprese di Provata Eccellenza) avviato con gli impiantisti, la campagna “Io scelgo te” e il progetto per un nuovo hub della mobilità avanzata realizzato con The European House-Ambrosetti, che ha ricevuto il sostegno del Comune di Varese. All’Asst dei Sette Laghi, per cui FaberLab ha realizzato delle valvole respiratorie, sono stati donati un ventilatore e un apparecchio per l’ossigeno ad alto flusso.

Occorre chiarezza e un’idea per la ripartenza

«Ci siamo sempre attenuti ai Dpcm, ma ora chiediamo chiarezza» è stato il commento di Galli. «Serve un orizzonte, una linea guida, e un’idea per la ripartenza. Inoltre sta procedendo il Recovery Fund: è necessario che il Governo intercetti i bisogni delle Pmi. Colpirle significherebbe colpire anche le grandi imprese, e quindi il futuro del Paese». A questo proposito, ha spiegato Galli, occorre una semplificazione a livello amministrativo: «Abbiamo una burocrazia farraginosa che sta facendo danni a livello sanitario. Ci giochiamo la credibilità come sistema Paese in un momento nel quale il Made in Italy è ancora un must nel mondo».

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