E il picchio si mangiò la tigre. I nostri voti ai protagonisti del Palio di Legnano

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LEGNANO – Ecco le nostre pagelle all’indomani dell’edizione 2023 del Palio delle Contrade di Legnano (nelle foto).

Promossi

Amsicora. Fa sue batteria e finale, in groppa a un cavallo che fin da dietro il canapo mostra di averne più di tutti: Woody Woodpecker, alias Picchio Picchiarello, etichetta perfetta per questo Palio pazzerello e zeppo di colpi proibiti, dal cielo e in pista. Per Antonio Siri è la terza vittoria a Legnano per altrettanti colori dopo la lontana del 2010 con La Flora e quella del 2019 con San Domenico. Predestinato.

Legnarello. La Contrada più accesa, non solo per i colori del sole, più festosa, più sportiva. Sugli spalti scaldano e si scaldano solidarizzando con Sant’Erasmo per la scomparsa dell’ex castellana, srotolano striscioni giganti (che tornano utili anche sotto il fortunale), non smettono un attimo di cantare e di incitare da un lato all’altro dello stadio. Quando si dice una vittoria meritata.

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Compagnia della Morte. Appena entrato in campo, all’esordiente Paolo Valentini che impersona Alberto da Giussano riesce, con il suo magnifico destriero nero, quello che un anno fa non era riuscito per tutto il giro: un’impennata capace di scatenare l’entusiasmo. La ripete più volte e poi guida una carica che sembra tale anziché un giro turistico. Esplosivo.

Fondazione. All’anno della verità (nel 2022 poté fare ben poco, perché appena costituita) incassa la Rosa Camuna e ripropone progetti ambiziosi, dalla pista dedicata alla promozione del Palio ben al di là dei confini cittadini. Il primo, tangibile risultato è una postazione per la stampa finalmente funzionale, con supporto per i pc, prese elettriche e wi-fi: un progresso degno del monolite di “Odissea nello spazio” rispetto alla sedia a tre gambe di un anno fa. Beneaugurante.

Bocciati

Bighino. Irride, innervosisce, si prende la scena. Insomma, Pusceddu fa Pusceddu. Ma non ripete il colpaccio dell’anno scorso con San Magno, finendo vittima del suo stesso gioco. Altra casacca, altro destino: si salva in batteria dopo aver perso l’attimo alla partenza, ma in finale è spettatore aggiunto ai due là davanti. E, per una volta, un Picchio si mangia la Tigre.

Mossiere. Già s’era fatto più tardi del solito a causa del maltempo; le schermaglie esasperate ed esasperanti tra i fantini dietro al canapo hanno allungato i tempi della corsa all’inverosimile. Eppure Bircolotti in tutta la serata non ha mai ammonito nessuno, ricorrendo a due soli richiami formali. Pareva un maestro incapace di farsi rispettare da una classe indisciplinata. Rivedibile.

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Stadio. Fa acqua da molte parti. Letteralmente. Provare, per credere, a stare sotto la tettoia della tribuna centrale mentre piove. E scoprire che serve l’ombrello anche lì. Colabrodo.

Rimandati

Scenografie. Dal Mari sono sparite la torre all’ingresso della sfilata e la suggestiva postazione dietro la partenza. In attesa della pista dedicata, se mai arriverà, ci permettiamo un suggerimento: una modesta cornice merlata lungo i tre lati scoperti. Così, almeno per dare l’idea e rendere il colpo d’occhio meno greve degli ecomostri sullo sfondo. 

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