«Expo e favori a ex collaboratrici»: chiesta condanna 2 anni e 6 mesi per Bobo Maroni

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VARESE – Il sostituto pg Vincenzo Calia ha chiesto di condannare a 2 e 6 mesi l’ex presidente della Lombardia, Roberto Maroni, tra gli imputati a Milano nel processo di secondo grado con al centro le presunte pressioni per favorire due sue ex collaboratrici di quando era ministro dell’Interno. La proposta di pena avanzata al pg è identica a quella che a suo tempo era stata avanzata dalla Procura di Milano. 

Il pg ha chiesto di aggravare il capo di imputazione

Il pg Calia, nel proporre le pene ai giudici di secondo grado, ha chiesto il pieno accoglimento dei motivi di appello del pm e la riqualificazione del reato da turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente in turbata libertà degli incanti. Su questa base la richiesta di condannare Maroni a 2 anni e 6 mesi e l’allora capo della sua segreteria politica al Pirellone, Giacomo Ciriello, alla stessa pena che aveva chiesto il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e cioè a 2 anni e 2 mesi di reclusione. Per l’ex segretario generale della Regione Lombardia, Andrea Gibelli, e per Mara Carluccio (una delle ex collaboratrici di Maroni) ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Nel concludere la sua requisitoria il sostituto procuratore ha ribadito che «Tutto l’entourage di Maroni era consapevole della necessità di trovare un posto alle due ragazze»(Carluccio e Maria Grazia Paturzo: la posizione di quest’ultima riguarda la nota vicenda del viaggio a Tokyo e per la quale c’è stata l’assoluzione in primo grado). Riguardo invece al capo di imputazione relativo al contratto di Carluccio, ha sottolineato che «Con la segnalazione del profilo della donna Maroni e Ciriello hanno dato l’avvio» alla commissione del reato di turbativa affinché l’ex collaboratrice dello stesso Maroni – condannato a un anno in primo grado – ottenesse un posto nella società Eupolis in base a un curriculum “preconfezionato”. «Nella mia lunga attività politica e istituzionale non ho mai preteso e imposto nulla a nessuno. Non ho mai preteso e imposto di assumere Mara Carluccio né di violare una norma secondaria figuriamoci una legge penale». E’ un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese in aula da Roberto Maroni (imputato a Milano in appello), l’ex governatore della Lombardia che ha negato di aver agito «per sponsorizzare» la Carluccio (sua ex collaboratrice) di cui ha sottolineato le competenze «nel settore della sicurezza» ritenendo fosse una persona «giusta» per le necessità organizzative di Expo.

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