Ferno, Pro Loco a un passo dalla chiusura. Italexit incolpa Foti

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FERNO – «Una sconfitta enorme per Ferno, sia simbolica che effettiva». Così Italexit commenta il futuro incerto della Pro Loco. Una realtà appesa a un filo: le prossime settimane saranno determinanti e se i volontari che organizzano eventi in paese non dovessero trovare forze nuove da inglobare nella squadra, la loro attività cesserà. Un’occasione per Italexit per puntare il dito contro l’amministrazione comunale. In particolare contro chi negli ultimi cinque anni ha avuto la delega alla Cultura, ovvero Sarah Foti, oggi candidata sindaco del centrodestra e fra i diretti avversari di Ponziano Sabetti, il nome scelto dalla sezione locale del Movimento di Gianluigi Paragone.

La questione Pro Loco

Pochi giri di parole: «L’amministrazione avrebbe dovuto fare di più», affonda il gruppo di Sabetti. «Abbiamo perso questo gruppo di persone operose prevalentemente per il fatto che hanno smesso di crederci, perché non si sono sentite accompagnate. Non può essere, si doveva ascoltare, sostenere e risolvere. Fortunatamente questo male é rimediabile. L’attuazione di un cambiamento sarà faticosa, ma la faremo insieme. E siamo certi che la popolazione sarà dalla nostra parte: puntiamo a vincere per far vincere i fernesi».

La socialità

Non solo la Pro Loco. Al centro dello sfogo di Italexit, il tema della socialità e la già annunciata «lotta ai personalismi». Che è poi «la parte focale del nostro programma», sottolinea. Intanto per le conseguenze dell’emergenza Covid, dove «è totale l’insufficienza delle misure finora adottate per ripristinare e rilanciare le relazioni sociali». Ma soprattutto focalizzando l’attenzione sulla «politica di palazzo, chiusa negli uffici dell’amministrazione a cercare più giustificazioni che soluzioni, a scrivere comunicati stampa e a pianificare le passerelle di visibilità». E che «ha portato, come conseguenza più grave, a un danno enorme in termini di socialità».

La condivisione

Un altro aspetto su cui si focalizza Italexit è «la condivisione delle scelte che riguardano il paese». Con l’obiettivo di «seguire una direzione diametralmente opposta rispetto a quella degli ultimi 30 anni». Aldilà degli esiti alle urne il prossimo 12 giugno, «occorre che la nuova amministrazione spinga per quanto possibile ogni cittadino, compresi i cosiddetti “invisibili”, a condividere con continuità le proprie idee, opinioni e critiche: non importa se andrà in contrasto con le visioni personali del sindaco o degli assessori, ma sarà una condizione di ascolto costante». E aggiunge: «Non ci preoccupa l’idea di assecondare qualcosa che non é nato da noi, perché non c’è nessuno a cui dobbiamo restituire favori o a cui abbiamo fatto promesse. Se se non alla comunità. Facciamo una sola promessa: agiremo nell’esclusivo interesse dei cittadini. E chiediamo il suo aiuto per farlo».

Il ruolo delle associazioni

Nel piano di Italexit, quindi, le associazioni hanno un ruolo fondamentale. «È nostra volontà sentirle – incluse parrocchia e altri enti religiosi – prima delle nomina degli assessori», in caso di vittoria. Questo perché «possano esprimere ogni proposta integrativa al nostro programma e il pensiero sulle nostre intenzioni di assegnazione degli assessorati». Per raggiungere lo scopo, prioritaria è la funzione del tavolo permanente delle associazioni. Così come la consulta sportiva: «Devono essere trasformati in qualcosa di più determinante. Al momento la loro principale utilità é quella del tutto marginale di calendarizzare gli eventi. Non può essere che due organi simili abbiano un ruolo del tutto secondario nelle decisioni che riguardano il paese. Il parere di questi organismi sulle scelte amministrative deve diventare più rilevante e deve essere reso pubblico».

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