Fisco, arriva la stangata ma non la semplificazione

di Antonio Laurenzano

Per imprese e famiglie stangata in arrivo, il fisco batte cassa. Nuovo appuntamento in novembre con scadenze e adempimenti  generati da un ordinamento tributario complesso, espressione di una legislazione elefantiaca, a volte schizofrenica. Una giungla fiscale!  Entro la fine del mese, tra acconti di imposte (Irpef, Ires, Irap) e versamenti dell’Iva, delle ritenute Irpef e delle addizionali regionali e comunali, i contribuenti saranno chiamati a “bonificare” al fisco oltre  57 miliardi di euro.

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In Italia il gettito tributario (imposte, tasse e tributi) assicura alle casse dell’ Erario circa 500 miliardi di euro l’anno, concentrati prevalentemente nelle scadenze di giugno-luglio e novembre-dicembre. Per le scadenze fiscali di novembre, la maglia nera per l’imposta più onerosa a carico di imprese e lavoratori autonomi è l’Iva (15 miliardi di euro), il cui aumento è stato “sterilizzato” ancora per un anno con la manovra di bilancio 2019. Al secondo posto l’acconto Ires che peserà sui bilanci delle società di capitali per 14 miliardi. L’acconto Irpef alle aziende costerà 7,4 miliardi, l’Irap 6,5 miliardi. Cifre da capogiro in un ciclo economico incerto con previsioni di crescita non incoraggianti e mercati aggressivi.

Ma le imprese, con scarsa liquidità a disposizione e con il perdurare della crisi del credito, devono fare i conti anche con i ritardi dei pagamenti da parte della PA: un buco di circa 60 miliardi di euro, interessi compresi. Da tempo si richiede di poter compensare i crediti erariali con le imposte dovute al fisco. Un dialogo fra sordi, a dispetto del deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue da parte   della Commissione europea a causa del sistematico mancato rispetto delle disposizioni comunitarie.

Sempre più difficile il rapporto fra fisco e contribuente nonostante annunci e promesse di semplificazione e di   riduzione   della   pressione   fiscale   (41,8%).   Un   rapporto   poco   trasparente   destinato   a   complicarsi ulteriormente   con   l’arrivo   a   gennaio   della   fatturazione   elettronica   (addio   alla   carta)   e   del   cosiddetto “esterometro” mensile,  un  vero  rompicapo  soprattutto  per  le  piccole  aziende   che  intrattengono  scambi commerciali   con   l’estero.   A   luglio   il   debutto   dello   “scontrino  digitale”   per   commercianti   al   minuto   e assimilati con l’obbligo della trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate dei corrispettivi del giorno. E la chiamano semplificazione!

Da anni si opera con una frantumazione della legislazione tributaria e un proliferare della normativa che è causa non solo di uno scadimento qualitativo della legislazione ma anche della potenziale ignoranza della legge, con grave pregiudizio della certezza del diritto, divenuta una chimera! Il contrasto all’evasione fiscale, che   in   Italia   ha   raggiunto   livelli   patologici   con   ricadute   sull’economia   del   Paese,   va   condotto   con   una normativa   chiara,   estremamente   semplice,   e   non   soltanto   con   onerosi   adempimenti   a   carico   del contribuente.   Più   complicato   è   un   sistema   fiscale,   più   facile   sarà   nascondere   reddito   nelle   sue   pieghe oscure, anche in termini di elusione. Realpolitik o … libro dei sogni?

 

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