29 maggio, quale festa per la Lombardia?

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Il 29 maggio è la festa della Lombardia. Data che ricorda la vittoria del Comuni sul Barbarossa, nel 1176 a Legnano, città che rinnova ogni anno quello stesso evento con il tradizionale Palio. Istituita nel 2013 dalla giunta regionale di Bobo Maroni, la festa ha un alto valore simbolico, tant’è vero che Mameli inserì la battaglia di Legnano in una strofa dell’Inno nazionale.

Il 29 maggio del 2020 passa però in sordina per una drammatica situazione che richiede la massima sobrietà anche in fatto di celebrazioni. Una situazione che rimanda alla tragedia dell’epidemia da coronavirus che si è abbattuta con la forza di uno tsunami proprio sulla Lombardia. Fatti purtroppo noti, che hanno scosso le coscienze e gli animi di tutti e spento qualunque intento di festeggiare, per rispetto delle vittime e delle migliaia di lombardi che in queste settimane hanno sofferto e stanno ancora soffrendo.

Il governatore Attilio Fontana ha pubblicato un post su Facebook dove ringrazia “tutti gli abitanti di questa meravigliosa regione, lombardi per nascita o per scelta di vita, per la forza, il coraggio e la dignità che hanno dimostrato e continuano a dimostrare nell’affrontare la tragedia che ci ha colpito.Un ringraziamento anche ai sindaci, alle Forze dell’ordine, ai volontari e a tutti gli operatori del sistema sanitario che in questa emergenza non si sono mai tirati indietro. Rinnovo il mio impegno a servire la mia gente. Rinnoviamo il nostro impegno a essere lombardi, a portare la Lombardia con noi. A fare ogni giorno più grande la Lombardia. Buon 29 Maggio” .

Buon 29 maggio, se mai fosse possibile che sia davvero un “giorno buono”. Anche alla luce degli attacchi concentrici che arrivano alla Lombardia. L’ultimo, inaccettabile, è dell’ex ministro grillino Danilo Toninelli. Ecco le sue parole: “La Lombardia è una delle peggiori regioni in assoluto, i numeri dicono che ci sono falle enormi. Hanno destinato i denari pubblici alla sanità privata”. Siamo oltre la decenza. Segno di un imbarbarimento della politica, capace di sfruttare le tragedie per cercare consenso, colpendo la regione che più delle altre puntella la baracca italiana. Non stiamo a ripetere che cosa significhi la Lombardia sul fronte economico e sociale. E non ripetiamo che ogni anno decine di migliaia di connazionali vengono a farsi curare negli ospedali lombardi. Eppure, il Covid ha riacceso antiche rivalità tra il Nord e il Sud, tra la parte più produttiva del Paese e le aree di minor impatto economico.

Non è un segno di grande maturità democratica. Lo sappiamo. Benché sotto sotto ci sia l’avversione al percorso di autonomia, avallato dalla Costituzione e intrapreso dalla Lombardia. Un muro contro le aspettative di gestire in proprio alcune materie, senza per questo minare l’unità nazionale. Un sospetto che prende forza proprio in questo contesto di enorme disagio economico/sanitario e di contrapposizione politica. Non c’è davvero nulla per cui festeggiare, al massimo si può, anzi, si deve sperare che il virus batta presto in ritirata e il clima generale si rassereni a tutti i livelli. Determinando una vittoria ancora più importante di quella conquistata più di 800 anni fa sui prati di Legnano, regalandoci una rinnovata libertà.

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