In Consiglio la verità di Fontana: «Chiesi alla Dama di rinunciare al guadagno»

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MILANO – L’intervento del presidente di Regione Lombardia in consiglio regionale è iniziato pochi minuti prima delle 11 di oggi, lunedì 27 luglio. Una lunga carrellata sulla gestione dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ancora in corso che, tuttavia, è già arrivato al nocciolo della questione. La fornitura di camici e kit sanitari all’ente regionale da parte della Dama spa, società in capo al cognato del Governatore di cui la moglie di Fontana possiede il 10%. Una fornitura di camici per la quale Fontana è indagato, insieme al cognato Andrea Dini e  al dg dimissionario di Aria spa (la centrale acquisti di Regione Lombardia) Filippo Bongiovanni. 

Volevo evitare strumentalizzazioni

Il Governatore oggi ha puntualizzato e arricchito le dichiarazioni rilasciate sinora in relazione alla vicenda. A bagarre appena iniziata aveva detto di «Non essere al corrente della fornitura» di camici da mezzo milione di euro in capo al cognato. Oggi in consiglio comunale ha detto di «Aver appreso di questa fornitura lo scorso 12 maggio. Non in seguito a un servizio giornalistico realizzato da Report (che avrebbe portato alla ribalta nazionale la questione) che si è mossa in questo senso il primo giugno scorso». Fontana, dunque, della fornitura era stato informato a metà maggio. Oggi ha puntualizzato che «Sono state cinque in tutto le aziende lombarde (tra queste la Dama) che hanno fornito a Regione Lombardia i camici di cui c’era un disperato bisogno. Per tutte e cinque le società, che hanno riconvertito la loro produzione in seguito all’emergenza sanitaria, è valsa la medesima procedura. Gli acquisti sono stati effettuati seguendo la procedura semplificata autorizzata dal Governo in seguito all’emergenza». La spiegazione dell’accaduto e quanto aggiunto subito dopo da Fontana dà un’altra connotazione a quanto affermato sempre dal Governatore all’inizio della vicenda. Ovvero che quella effettuata dal cognato era una donazione. In realtà lo è diventata in un secondo step. Inizialmente doveva essere una, legittima, transazione economica.

I 5Stelle chiedono le dimissioni della giunta

«Quando ho compreso che tutto questo avrebbe potuto dare adito a polemiche e strumentalizzazioni, perché il male sta negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al guadagno che sarebbe dovuto derivare dalla fornitura a Regione Lombardia – ha detto il presidente – Sono stato profetico». E sul bonifico da 250mila euro alla Dama da un conto personale in Svizzera (conto “scudato” da 5mlioni 300mila euro) che rientra nell’inchiesta giudiziaria che vede Fontana indagato per frode in pubbliche forniture il Governatore spiega: «Ho voluto alleviare a titolo personale, con mio denaro personale, lo svantaggio che la mia affinità di parentela stava arrecando». Fontana intendeva coprire la metà del mancato incasso della Dama in seguito alla trasformazione della fornitura in donazione. «Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari. Torno a sottolineare che per quella fornitura di camici Regione Lombardia non ha speso un euro». Fontana ha quindi proseguito la sua panoramica parlando del caso Rsa, oggetto di altre inchieste, e sulla questione tamponi ribadendo di aver agito sempre nella più estrema correttezza. Fontana ha incassato il sostegno di tutti i gruppi di maggioranza.

Le opposizioni chiedono le dimissioni

Le opposizioni sono insorte dopo le dichiarazioni del Governatore. Il Movimento 5 stelle è pronto a passare dalle parole ai fatti e annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia in consiglio regionale.  «Il Movimento 5 stelle è pronto a presentare la mozione di sfiducia al presidente Fontana. Il presidente, da tempo inspiegabilmente assente, deve venire a riferire in Aula»: è quanto scrive in una nota Massimo De Rosa, capogruppo del M5S in Regione Lombardia, aggiungendo che «chiediamo alle altre forze d’opposizione di sostenere la nostra richiesta». «Basta annunci, basta dichiarazioni mezzo stampa, basta bugie», ha proseguito De Rosa. Forti anche le critiche del Partito Democratico: «La Giunta regionale ha fallito politicamente – dice Silvia Roggiani, segretaria metropolitana del Pd –. A dimostrarlo è una gestione pessima dell’emergenza sanitaria, alla quale si aggiungono opacità ogni giorno più inquietanti. Le indagini faranno il loro corso, ma resta il fatto che Fontana non ha mai voluto riferire in aula. È il momento della verità e della chiarezza. Una verità che i lombardi, adesso, hanno il diritto di conoscere. Ed è il momento di ammettere un fallimento ormai conclamato, e trarne le dovute conseguenze».

Voleva risarcire il cognato con i soldi “scudati”. Fontana: «Nessun reato»

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