Voleva risarcire il cognato con i soldi “scudati”. Fontana: «Nessun reato»

MILANO – «Nelle dichiarazioni richieste dalle norme sulla trasparenza sono riportati nel dettaglio i miei patrimoni, non vi è nulla di nascosto e non vi è nulla su cui basare falsi scoop mediatici». Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana rigetta l’ipotesi di patrimoni nascosti a lui riconducibili. L’affermazione è contenuta in un post pubblicato dallo stesso Governatore sul suo profilo Facebook istituzionale.

Voleva rifondere il cognato

Una difesa che arriva il giorno dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera di un dettagliatissimo articolo a firma di Luigi  Ferrarella nella quale si ricostruisce la genesi dell’inchiesta che, coordinata dal pm aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, ha visto l’iscrizione nel registro degli indagati di Fontana stesso. La vicenda è nota: una fornitura di circa 50mila camici e 7mila set sanitari a Regione Lombardia da parte della Dama spa, azienda in capo a Andrea Dini, cognato del Governatore, di cui la moglie di Fontana possiede il 10%. L’ipotesi di reato a carico del presidente di Regione Lombardia è di frode in pubbliche forniture. Con lui è stato iscritti lo stesso Dini oltre al dg dimissionario di Aria spa (la centrale acquisti di Regione Lombardia) Filippo Bongiovanni. L’iscrizione di Fontana è arrivata subito dopo l’interrogatorio di Bongiovanni.

I milioni “scudati” in Svizzera

Stando a quanto ricostruito Fontana era sin da subito al corrente della fornitura di camici da parte della società del cognato. Fontana il 7 giugno aveva dichiarato di non sapere nulla dell’operazione e di non essere in alcun modo intervenuto. Tuttavia, come ricostruisce il Corriere, con parte dei soldi di un conto in Svizzera a suo nome, sul quale nel 2015 aveva fatto uno “scudo fiscale” per 5,3 milioni detenuti fino ad allora da due trust alle Bahamas, il Governatore cercò di effettuare già il 19 maggio, allertato da un’intervista di Report quattro giorni prima, un bonifico sospetto da 250mila euro in favore della Dama. Il giorno dopo il presidente trasformerà in donazione la fornitura di camici al centro dell’inchiesta. La richiesta di trasferimento di denaro dal conto estero sarebbe, stando agli inquirenti, il tentativo di rifondere al cognato il mancato incasso per la fornitura al centro dell’inchiesta. L’operazione fa scattare l’allarme di Unione Fiduciaria, che segnala l’operazione sospetta all’Unità di informazione finanziaria di Banca d’Italia che a sua volta gira il tutto alla Guardia di Finanza. E l’indagine viene così incardinata. Fontana bloccherà poi il bonifico.

La difesa di Salvini

Il Governatore rigetta ogni accusa. «Sono emotivamente coinvolto dall’abbraccio di solidarietà e di stima che mi avete manifestato per tutto il giorno. Centinaia di telefonate, migliaia di messaggi mi hanno supportato in queste ore in cui anche manifeste maldicenze hanno avuto facile vetrina», scrive ancora il presidente di Regione Lombardia. Lo stesso Matteo Salvini è intervenuto in sua difesa parlando di «Assurdità» e di «Indagini a orologeria e a senso unico» e chiedendo rispetto per la «Lombardia e i suoi morti». Fontana, dal canto suo, non devia la linea: «Adesso qualche ora di riposo, da domani si riprende come sempre il lavoro alla guida della Regione più bella del mondo», chiosa.

Fontana indagato per i camici. E lui: “Vogliono affossare la Lombardia”

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