Fontana e governatori di centrodestra a Mattarella: «Tenuti all’oscuro su rischi Covid»

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Da sinistra, Toti, Fedriga, Zaia e Fontana

MILANO – «Siamo stati tenuti all’oscuro dello studio che stimava i rischi del Covid, è grave». Parola di Attilio Fontana e degli altri 11 presidenti di Regione di area centrodestra, più il presidente della provincia autonoma di Trento. Lo scrivono in un appello, comparso oggi sulle colonne del “Corriere della Sera”,  al Capo dello Stato Sergio Mattarella. Al quale chiedono pubblicamente un incontro: «È indispensabile che i territori siano coinvolti direttamente, non solo per la gestione dell’emergenza sanitaria, ma anche per quella economica». Il caso nasce dalla pubblicazione dei verbali del Comitato Tecnico Scientifico, che hanno rivelato come già prima della scoperta del Paziente 1 di Codogno il governo aveva sul proprio tavolo uno studio che stimava il rischio di almeno 35mila morti per il Covid. Studio secretato, come il piano pandemico nazionale, anche quando le regioni, Lombardia in primis, si sono trovate travolte dal contagio.

La lettera

Una lettera aperta al Presidente della Repubblica che prende le mosse dalle «notizie che si susseguono in questi giorni, dopo la desecretazione dei verbali del Cts». Rivelazioni che spingono i governatori a rivolgersi «direttamente» a Mattarella «anche in virtù dell’imparzialità e dell’alto ruolo che ricopre come garante dell’unità e della dignità del Paese di fronte a tutti gli italiani e a tutela della nostra immagine in Europa e nel mondo». Anche perché, rimarcano i presidenti di Regione, si tratta di una vicenda, quella degli atti del CTS, che «appare trascurata da molti organi d’informazione, compreso il servizio pubblico».

«Il momento della chiarezza»

«Ora è il momento della chiarezza – scrivono Fontana e C. – un atto dovuto a tutti i cittadini anche di fronte all’Europa. Purtroppo ricordiamo bene le tante volte in cui il governo non ha voluto, nella sostanza, una reale collaborazione con tutte le forze politiche nella gestione della terribile crisi sanitaria prima e nelle conseguenze negative sull’economia dopo: una fase che non solo non si è conclusa, ma che rischia di penalizzare ancor più la struttura produttiva del nostro Paese». Un richiamo a quella «condivisione» che il Quirinale ha «più volte auspicato e chiesto al governo», ma che non si è mai realmente concretizzata, «in nome di una non meglio specificata “responsabilità” di cui il governo nelle sue massime cariche si è sentito investito al di là di ogni ragionevole dubbio».

Il “j’accuse”

Ma il cuore del documento è un duro atto d’accusa al governo Conte: «Dagli atti che abbiamo avuto finalmente modo di leggere – sottolineano i governatori di centrodestra – appare ormai chiaro che il governo dal momento della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il 31 gennaio scorso, non abbia ufficializzato un piano pandemico nazionale, da cui sarebbero derivati quelli regionali di nostra competenza». Non solo: «Appare ancora più grave essere stati tenuti all’oscuro dello studio che il 12 febbraio, ben 8 giorni prima del paziente 1 di Codogno, rappresentava al Cts una stima (poi rivelatasi corretta) di ciò che sarebbe avvenuto nel nostro Paese, anche in caso di una diffusione media del virus». Ovvero il rischio di almeno 35mila morti sulla base di una simulazione condotta sullo scenario di Wuhan. «Comprendiamo le remore a divulgare tali scenari ai singoli cittadini – riferiscono i governatori nella lettera – ma ci appare ingiustificabile la decisione di escludere i governi regionali. Così come ancora più incomprensibile è che il nostro ministro degli Esteri solo qualche giorno dopo abbia portato un cargo carico di dispositivi di sicurezza in Cina». Ora i presidenti di Regione chiedono risposte.

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