G. LeVrai, il rapper di Marnate che “le suona” a istituzioni e adulti: «Ascoltateci»

Un momento delle ripresa del video in piazza Sant'Ilario

MARNATE – Il genere è rap. O trap. Ma per chi canta il problema non si pone: è più semplicemente musica. Quella che va per la maggiore, che piace ai giovani (ma non solo) e che permette loro di esprimere emozioni, bisogni, amore, dolore, ma anche rabbia. Perché, famoso o meno che il trapper, l’obiettivo è uno: farsi ascoltare, come artista ma anche come persona. Anche qui a Marnate «dove, non ci ascolta nessuno».

Paese sordo

E Giorgio Giampiccolo, in arte G.LeVrai, ha le sue ragioni nel sostenere che il paese “è sordo”: basta tornare indietro a qualche mese fa, quando il giovane rapper di origini siciliane, ma marnatese da sempre, con i suoi amici musicisti ha girato l’ultima clip in piazza Sant’Ilario.

E quello che in apparenza è sembrato essere un flash mob, nella realtà si è trattato di una sessione di riprese del video del brano “Non mi basta”. Tutto alla luce del sole. Nulla di misterioso. Una ventina di ragazzi, nel cuore di un pomeriggio come tanti, felpe addosso, cappucci in testa e innocui fumogeni in mano per dare colore, hanno prima monopolizzato la piazza per le riprese del video e poi ripulito tutto lasciando gli spazi com’erano. Insomma, roba che non dovrebbe passare inosservata, soprattutto in un piccolo paese come Marnate. Eppure, su quell’episodio, nessuno ha speso una parola. Nessuno (o pochi) si è chiesto cosa fosse accaduto.

Il video made in Marnate

E ora che il videoclip sta girando da qualche settimana e con discreto successo sui social, a spiegare quell’episodio è proprio G.LeVrai. «Qui a Marnate si fanno tante parole, ma regna il silenzio – attacca, dicendo di non essere – per nulla stupito del fatto che le riprese del video siano passate quasi inosservate. Ma la location non l’abbiamo scelta a caso». Nella piazza centrale e davanti al municipio: «Esatto – continua – se vogliamo è stata una sfida anche alle istituzioni. O meglio è stato un modo per dire che ci siamo anche noi giovani. E la canzone parla proprio di questo, delle nostre esigenze, di quello che chiediamo e del nulla che riceviamo in cambio. Spesso chiediamo di essere ascoltati, ma nemmeno questo capiscono».

Porte chiuse

E, insieme a Ludovico Monti, amico di lunga data con il ruolo di curare promozione e comunicazione dell’artista, G.LeVrai passa dalla musica alla vita. La sua, quella quotidiana, che si dipana in paese ed è fatta di lavoro, amicizie, sogni e progetti. Ma anche di voglia di dare qualcosa al paese. «Ci abbiamo provato – racconta – abbiamo cercato di dare il nostro contributo di idee e progetti per la festa del paese qualche tempo fa. Risultato: ci hanno risposto che non se ne faceva niente».

E ancora: «A Nizzolina c’è il pensatoio. All’inizio avrebbe dovuto essere un progetto realizzato dai ragazzi. Alla fine ci hanno messo qualche panchina troppo distanti l’una dall’altra. Insomma tutta un’altra cosa. La verità e che noi giovani non veniamo ascoltati, nemmeno quando proviamo a spiegare ciò che sentiamo e vogliamo».

Presente e futuro

E la musica, questa musica, rap o trap che sia, è il mezzo per non alzare bandiera bianca. Per continuare a dare voce alla propria generazione e per parlare a chi, anche se più grande, li vuole ascoltare. «Ma non so ancora se farò il cantante. So però in quale ambito voglio lavorare: quello della musica. Qui ci sono diverse professioni: a me piace piace scrivere i testi, ad esempio». Insomma, G.LeVrai sa quel che vuole, ma sta cercando la strada giusta per realizzare ciò che sente e ha in testa.

Nel frattempo lavora a un progetto più ambizioso che non si limita a un solo brano e relativa clip di lancio. E parlando con G.LeVrai scopri che a Marnate, o meglio in Valle Olona, non è l’unico. «Anche qui c’è un bel fermento musicale – dice – conosco diversi coetanei che stanno lavorando su testi e musica, penso ad esempio a Fitz, gente che non è ancora “uscita”, ma sta cercando il modo di farlo».