Gallarate, botte e minacce alla compagna da 5 anni: arrestato 33enne

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GALLARATE – Per anni ha maltrattato la ex compagna: ora sono scattate le manette. Lunedì 20 settembre gli agenti del commissariato di Gallarate hanno arrestato un trentatreenne italiano in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in Carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Busto Arsizio. L’uomo si era nel frattempo trasferito all’estero ma periodicamente rientrava in Italia. Lunedì, ad attenderlo, ha trovato gli investigatori guidati dal vicequestore aggiunto Luigi Marsico.

Le indagini

La misura di custodia cautelare è stata emessa a seguito di richiesta della procura della Repubblica di Busto Arsizio, alla luce degli elementi raccolti dagli investigatori sui gravi e reiterati episodi di maltrattamento perpetrati dagli inizi del 2016 da parte dell’indagato nei confronti dell’ex compagna, comportamenti che è stato necessario interrompere emettendo misura restrittiva in questione.

Minacce e violenze

A carico dell’arrestato, infatti, si sono accertati innumerevoli maltrattamenti in famiglia in danno dell’ex, con minacce (anche a mano armata), insulti, violenze fisiche e psicologiche, danneggiamento di mobili e suppellettili, urla, il tutto nel contesto di un costante atteggiamento “ipercontrollante” nei confronti della vittima, sottoposta giornalmente ad un vero e proprio stillicidio di telefonate e controlli, sia in casa che sul luogo di lavoro, situazione che ha portato la vittima ad interrompere la relazione, dalla quale sono nate due bimbe – scelta che evidentemente non è mai stata accettata dall’indagato, che ha perseverato ancora con più insistenza e frequenza nei suoi atteggiamenti vessatori.

La forza di denunciare

Per la donna la vita è diventata un inferno, a tal punto da essere stata costretta a modificare le proprie abitudini per cercare di eludere le costanti attenzioni del proprio aguzzino, che è riuscito ad infonderle un profondo stato di costante timore per la propria ed altrui incolumità, fino a che la donna non ha trovato le forze per rivolgersi agli investigatori del commissariato di Gallarate.

L’arresto e il carcere

I poliziotti hanno infatti raccolto la lunga e particolareggiata denuncia/querela della malcapitata e riscontrato poi con precisione ogni episodio ed ogni dichiarazione al fine di fornire all’autorità giudiziaria un solido ed inoppugnabile impianto probatorio per l’emissione del provvedimento restrittivo, che è stato eseguito nel corso di una trasferta in Italia da parte del destinatario. Per l’indagato, dopo la redazione degli atti di rito, si sono spalancate le porte del carcere di Busto Arsizio, ove si trova attualmente ristretto, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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