Gallarate, il pasdaran leghista che rivincerebbe domani

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C’era una volta Giancarlo Gentilini, sindaco sceriffo di Treviso, balzato agli onori delle cronache per la tolleranza zero contro immigrati, clandestini e rom. Andrea Cassani, sindaco di Gallarate di una cinquantina d’anni più giovane, lo ricorda negli atteggiamenti e nelle prese di posizione. Lo stile, meglio, la forma pareggia. E anche la somma dei nemici può dirsi più o meno uguale. Ma se Gentilini poteva contare su tempi, diciamo così, meno torvi, tanto che veniva spesso considerato una figura folcloristica, Cassani amministra la sua città in un momento dove pare dominare una certa politica dell’odio. Senza individuare in questa affermazione né un partito, né un movimento, né un gruppo, né una categoria, né un’aggregazione di persone, né una singola persona. Ci siamo o sono dentro in tanti, più o meno consapevolmente. Chi per un verso, chi per un altro; chi per partito preso, chi per opportunità; chi per carattere, chi perché si usa così. E’un clima diffuso e molto, ma molto preoccupante. Nel quale la regola è di non avere più regole. Si bercia, si accusa, si insulta, si minaccia. Basta dare un’occhiata ai social, alla cosiddetta piazza digitale, per leggere gli sfoghi più assurdi e vergognosi di tutti contro tutti. La cifra vincente sembra essere la cattiveria.
D’accordo, Andrea Cassani non è un politico di facile approccio. Forse non è nemmeno la quintessenza della simpatia. Dice quello che pensa e pensa quello che fa. Se fosse ancora in uso la similitudine si potrebbe definire un talebano leghista. O un pasdaran di Salvini, che poi sono la stessa cosa. Non ci si può meravigliare se da leghista fa il leghista. E, coerente con se stesso, attacca i clandestini, allontana gli accattoni, paga il biglietto del treno ai profughi purché lascino Gallarate, dà il foglio di via agli abusivi e ai clochard che dormono sotto i ponti, pretende che i sinti rispettino le normative urbanistiche e paghino tasse e bollette. Come tutti i gallaratesi perbene. Qui viene il bello: se si votasse domani, i gallaratesi rieleggerebbero Andrea Cassani senza pensarci due volte. Non c’è bisogno di un sondaggio per percepire l’aria che tira. Nonostante le scritte sui muri contro di lui, le minacce e le delittuose lettere minatorie alla sua incolpevole famiglia. Qualcuno può commentare: il sindaco se le cerca.  Ma peggio sono coloro che lo attaccano in forma anonima, senza mostrare il volto. Non è questo il modo per cui egli può cambiare idea. Così si crea la vittima. E lo si rende ancora più forte. La politica e la società più in generale hanno bisogno di scelte responsabili e di parole credibili. Tutto il resto è paccottiglia ideologica buona per la discarica delle azioni e dei pensieri. Che di questi tempi tracima.

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