Vanzina apre Duemilalibri: «Vi racconto mio fratello Carlo. Scusate se piangerò»

GALLARATEDuemilalibri si apre ufficialmente e guarda al futuro: prima del taglio del nastro sono stati gli studenti delle scuole medie di Gallarate a lasciare il segno alle 17.45 di oggi, venerdì 22 novembre. Aprendo la strada all’ospite d’onore: Enrico Vanzina, sceneggiatore, scrittore e giornalista, che ha dato il via alla kermesse letteraria presentando il libro “Mio fratello Carlo“, regista che, con lui, ha saputo raccontare un pezzo della nostra Italia al cinema.

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Il futuro in scena

Uno dopo l’altro gli studenti hanno raccontato cosa significa per loro cultura, cosa significa sapere. E quali strumenti sono importanti: chi ha raccontato di ciò che apprende a scuola, chi ha spiegato quanto sia bello ascoltare le storie, le esperienze di vita vissuta, narrate, ad esempio, dai nonni. Nel mezzo di uno spettacolo-testimonianza si è steso un lungo drappo azzurro. Un drappo agitato e fatto danzare dai ragazzi, il cui significato sarà spiegato, subito dopo l’inaugurazione ufficiale di quella che può essere considerata, senza timore di smentita, il fiore all’occhiello del panorama culturale della provincia di Varese e non solo. Il sindaco Andrea Cassani ha fatto da padrone di casa aggiungendo una nota personale alla cerimonia: «Voglio ricordare qui, oggi, Carlo Bellora, musicista, artista e uomo di cultura scomparso recentemente (poco prima erano stati officiati i funerali ai quali Cassani era presente, ndr) che come tale, però, Gallarate ricorderà sempre».

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Un fiume di cultura attraversa la città

La parola, quindi, è passata all’assessore alla Cultura Giuseppe Palazzi. A lui il compito di spiegare il significato del drappo azzurro protagonista dello spettacolo degli studenti delle scuole. «Un fiume – ha detto Palazzi – Come quello che attraversa fisicamente la nostra Gallarate. Come quello che, negli anni, è diventato Duemilalibri. All’inizio furono poche gocce, che, negli anni crebbero diventando, oggi, questa incredibile manifestazione: un fiume di cultura che attraverserà la nostra città per i prossimi giorni, senza poi fermarsi. Continuando a scavare un alveo profondo e sempre più radicato». Palazzi ha poi introdotto Enrico Vanzina, intervistato dalla giornalista e scrittrice Sara Magnoli. «Compito difficile – ha scherzato così l’assessore – Presentare uno scrittore intervistato da una scrittrice. A questo punto mi siedo tra il pubblico a godermi queste parole». Pubblico molto meno numeroso di quello che ci si sarebbe aspettato davanti a un ospite del genere.

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Una vita meravigliosa

Vanzina, dal canto suo, è arrivato al Condominio puntualissimo già al momento del taglio del nastro notando immediatamente come «Sia stupendo che questa città abbia un teatro così bello». Intrattenendosi con i giornalisti nel foyer, prima di essere presentato, non ha fatto che scherzare: «Quante parole ho scritto in vita mia ragazzi», lui che adesso è uno dei giornalisti di punta de Il Messaggero che a tutti, con un sorriso, ha dato un gran consiglio: «Nessuno di noi diventa mai un giornalista se, capace di distinguere il vero dal falso, si piega a scrivere il falso». Uomo complesso, profondissimo, al pubblico ha rivelato: «La mia famiglia è per metà romana e per metà appartiene invece al lago Maggiore, ad Arona. Io qui, con mio padre Steno, con la mia famiglia, ho trascorso periodi bellissimi, mai dimenticati. Posso dire di essere un po’ vostro e non lo dico con leggerezza: per me è un piacere». E poi è arrivata la confessione su quel libro che racconta del rapporto con il fratello Carlo (regista di cui Enrico fu sceneggiatore, metà di un binomio indissolubile) del loro rapporto, della malattia che in un anno lo ha portato alla morte. «Una morte che è una cicatrice dolorosa. Credevo di sanarla con questo racconto, ma ogni volta che ne parlo la ferita si riapre. Per me è come una seduta con uno psicoterapeuta, scusatemi se raccontando piangerò». Ed è stata commozione pura ad ogni aneddoto riguardante un episodio personale oppure una storia inerente uno dei loro film, chiamati Cinepanettoni, ma che con le macchiette, gli stereotipi e l’iperbole della nostra società, hanno saputo raccontare uno spaccato vero e da riso amaro dell’Italia contemporanea. Sino alla chiosa di una storia di fratelli, di famiglia. Una storia reale: «Carlo si alzò. Restò un attimo fermo, poi mi disse: “Stai tranquillo. Ho avuto una vita meravigliosa“», ha concluso Vanzina.

Domani, sabato 23 novembre, al Teatro del Popolo alle 9.30 si parte con “La storia: il passato del futuro”, con Alessandro Barbero, Marco Scardigli. Alle 15, alla biblioteca Majno premiazione del Superlettore. Alle 15.30 a Villa Delfina Annalisa Strada presenta La scorpacciata. Alle 16.30 al Museo Studi Patri Manuela Mentasti e Massimo Palazzi presentano Madri. silenziose. A seguire, alle 18, Pietro Cafaro sarà protagonista di: Rassegna Gallaratese di Storia e d’Arte n. 137/2019. Alle 18.30 al Maga Luca Missoni e Maurizio Bortolotti saranno protagonisti di Monn Atlas.

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