I 90 anni di don Antonio Mazzi a Gallarate: a villa Calderara con gli amici di Exodus

GALLARATE – «I miei 90 anni? Ho smesso di leggere il calendario quando ne avevo 50. Ecco perché è nata Exodus. Bisogna cancellare il calendario e tirar fuori le idee: quelle non muoiono mai». Parola di don Antonio Mazzi, il fondatore delle comunità di Exodus, che ha festeggiato i suoi primi 90 anni a Villa Calderara, il polo di riferimento della Fondazione a Gallarate, in mezzo a tanti amici, riuniti in una cena – e non poteva essere altrimenti – di solidarietà.

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Compleanno in famiglia

A fianco del “Don”, il suo braccio destro gallaratese Roberto Sartori. In sala, i volontari e i sostenitori di Exodus, a gustare i piatti preparati dal catering dei ragazzi della comunità di Villadosia. Ma anche una rappresentanza della curva dell’Inter. E gli Ex Novo, la compagnia teatrale e musicale che da sempre accompagna le iniziative di Exodus. Fino allo storico capitano nerazzurro Javier Zanetti, raggiunto con una videochiamata per darsi appuntamento in vista di nuove iniziative solidali. Insomma, una serata in famiglia, nella grande famiglia di Exodus a Gallarate. «Vent’anni fa festeggiavamo i tuoi 70 anni in galleria Vittorio Emanuele a Milano – il ricordo di Roberto Sartori rivolto a don Antonio – se dopo vent’anni vai a fare il giro di tutte le sedi, vuol dire che è tutta Exodus che è cambiata. Il decentramento è il sogno e la speranza per il futuro».

Il tempo delle scelte

«C’è un tempo del calendario e un tempo delle scelte – spiega il Don – dai 50 in poi il calendario bisogna cancellarlo: così si va avanti, se si ha il coraggio di dire che il meglio non è ancora uscito e se si compiono delle scelte senza guardare al tempo del calendario. Io posso permettermi di fare qualche follia, di sognare, di cambiare, proprio perché non leggo più il calendario. Altrimenti sarei depresso ogni giorno». E infatti sono passati proprio 40 anni dall’inizio dell’avventura di Exodus, nei parchi della Milano degli anni di piombo e della tossicodipendenza. «Ora apriamo in Palestina, a Betlemme, grazie all’incontro con monsignor Pizzaballa (l’arcivescovo cattolico di Betlemme, ndr) – rivela don Mazzi – faremo formazione agli insegnanti della scuola». Perché bisogna fare delle scelte, e dare una linea, senza pensare agli anni che passano: «Quando butti dentro idee non muori mai. Le idee non muoiono mai».

Passato, presente e futuro

Il più giovane, nella testa, è ancora lui, don Antonio. E vede segni di speranza: «Sono tempi di semina, non di tempesta – ammette il Don – con piccole cellule che stanno nascendo, portando speranza e novità. Smettiamola di guardare indietro. Dobbiamo piantare cellule nuove: senz’altro io ci sarò, e i ragazzi che si muovono, con gli adulti veri, sono la speranza». Semi come i 300 giovani tra i 20 e i 30 anni che passano la loro estate in giro per il mondo tra gli “Educatori senza frontiere” di Exodus. «Questo è già un sogno» che si realizza. E Gallarate, agli occhi di don Mazzi, rimane un’esperienza esemplare: «Dai gabinetti della stazione, per accogliere i disperati che scappavano dalla Stazione Centrale di Milano, non accettati dalla città, al centro importante che è oggi – sottolinea il fondatore di Exodus – fu una intuizione. È un’avventura complicata dal punto di vista politico, in un posto strategico tra Milano, Varese e l’aeroporto. Questa è soprattutto sede culturale, formativa, un centro di riferimento». Nella speranza di poter rendere pienamente utilizzabile villa Calderara. Il prossimo appuntamento con Exodus è per Natale, per il tradizionale pranzo con più di 250 persone.

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