Gallarate, funerale in rosa per “Treccia” Zaro. Ipotesi malore

GALLARATE – «Mi è venuto spontaneo pensare a Luciana come all’ albero di vita delle scritture: lei lo è stato per noi, ha portato frutti ogni giorno: il suo sorriso, la gioia di vivere, che ha trasmesso a tutti noi, che è diventato il modo di vivere le sue giornate». E’ don Mauro Taverna a pronunciare queste toccanti parole durante l’omelia dei funerali di Luciana “Treccia” Zaro, 57 anni, morta forse a causa di un malore nel drammatico incendio divampato venerdì 24 giugno nella sua abitazione di via Arno a Gallarate.

Sei con don Alberto

Alle 15.45 di oggi, lunedì 4 luglio, la chiesa dei Santi Nazario e Celso di Arnate traboccava di gente. Famigliari e amici hanno rapidamente riempito prima il sagrato e poi anche la piazza. Quasi tutti indossavano qualcosa di rosa: una sciarpa, una cravatta, una mascherina. Perché il rosa, colore preferito da “Treccia”, simboleggia anche la gentilezza che l’ha sempre contraddistinta. Presenti il sindaco Andrea Cassani: «Finalmente a dieci giorni di distanza dalla sua scomparsa la città riesce a salutare Treccia in una piazza Zaro, intitolata ad un suo avo, gremita di persone a lei legate da stima e affetto», ha detto il primo cittadino. Con lui l’assessore alla Cultura Claudia Mazzetti, ma anche il capogruppo di opposizione di +Gallarate Sonia Serati: «Treccia era una mia amica – spiega Serati. Era al mio matrimonio. La mia presenza qui è amicale, dettata dall’affetto che mi lega a lei». Tra la folla moltissimi esponenti del miglior mondo culturale dell’intera provincia di Varese, ad esempio la direttrice del Maga Emma Zanella o Riccardo Carù, punto di riferimento del Teatro Delle Arti, e tanti, tanti, giovani.

Creatura strordinaria

Treccia è stata anima attiva e partecipe del fermento culturale e artistico gallaratese e non solo. E oggi in molti l’hanno voluta ricordare. «Ti chiedo di aiutarci a portare avanti l’esperienza del teatro e la nostra amicizia», ha detto Carù. E ancora l’affetto delle “sue treccine”, chi ha raccontato qualche tratto distintivo come i tacchi alti portati «anche con la neve» o l’amore per la magia di dicembre oppure il vezzo di vestirsi da Damina, sempre, a Carnevale. Per tutti l’impegno è quello di stare accanto alla madre di Treccia. Mentre il professor Silvio Raffo, che l’ha avuta quale allieva e che da 35 anni indossa l’anello con l’immagine della fatina azzurra scelto da Treccia, l’ha definita straordinaria «Usiamo spesso il vocabolo straordinario fuori luogo, ma in questo caso è il vocabolo giusto: Luciana era extra-ordinem». L’uscita del feretro dalla chiesa sulle note di “Con te partirò” è stata salutata da un lungo applauso.

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