Gallarate, sfiducia a Cassani e revoca della Variante Petrone. Le mosse di Pd e CèV

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GALLARATE – C’è ancora una maggioranza a Gallarate dopo l’arresto del plenipotenziario di Forza Italia, Nino Caianiello, e del suo braccio destro, l’ormai ex assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone? Lo si saprà entro venti giorni massimo, il tempo da regolamento a disposizione per Donato Lozito, presidente del consiglio comunale, per convocare la  seduta urgente richiesta oggi 10 maggio dai gruppi consigliari Pd e Città è Vita. Il centrosinistra chiede che il consiglio si esprima sulla revoca immediata della Variante al Pgt e sulla mozione di sfiducia al sindaco Andrea Cassani.

La revoca della Variante Petrone

Nella richiesta protocollata oggi da Giovanni Pignataro (Pd), Margherita Silvestrini (Pd), Anna Zambon (Pd), Carmelo Lauricella (Pd), Sebastiano Nicosia (CèV) e Matelda Crespi (CèV), si legge: «Per oggettive ragioni di tutela dell’interesse pubblico si impone l’annullamento della delibera di adozione della II variante Generale al Pgt per palese illegittimità dell’atto, che secondo l’ordinanza del Gip di Milano, avrebbe costituito strumento per dare esecuzione ad accordi corruttivi». Tre giorni fa, infatti, ancora una volta l’Urbanistica di Gallarate è finita nel mirino della magistratura, come viene ricordato nero su bianco dal centrosinistra: «Martedì 7 maggio 2019 i cittadini gallaratesi apprendevano dagli organi di stampa di una maxi-indagine per reati di associazione a delinquere, corruzione, oltre ad altri gravissimi reati contro la pubblica amministrazione, da cui scaturiva l’irrogazione di misura cautelare personale nei confronti di noti esponenti politici gallaratesi, con restrizione in custodia in carcere dell’assessore all’urbanistica Alessandro Petrone e con sottoposizione all’obbligo di firma della Dirigente del Settore Urbanistico, Marta Cundari».

Mozione di sfiducia

E sebbene Cassani – come emerge dall’ordinanza – fosse estraneo al sistema feudale di Caianiello, Pd e CèV chiedono che il consiglio comunale lo sfiduci. Spiegano: «Indipendentemente dall’accertamento della rilevanza penale e di eventuali responsabilità delle singole persone, i fatti ed i comportamenti accertati costituiscono una gravissima violazione delle fondamentali regole di etica pubblica, di buon funzionamento della Amministrazione pubblica, la cui responsabilità politica è interamente imputabile al Sindaco di Gallarate in quanto titolare della nomina e della delega dei poteri singolarmente conferiti e dei poteri di vigilanza e controllo, del tutto non esercitati nonostante numerosissime segnalazioni». E le sue colpe politiche, secondo il centrosinistra, partono da lontano, precisamente dal momento in cui il primo assessore all’Urbanistica, Orietta Liccati, lasciò per un altro scandalo giudiziario che portò in carcere il compagno, l’ex sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta: «Il sindaco Cassani a seguito del coinvolgimento nel procedimento “Lonate” dell’assessore Orietta Liccati, il 16.5.2017, non ascoltava le ripetute richieste di discontinuità del Pd che in una conferenza stampa del maggio 2017 comunicava apertamente di “non volere a Gallarate il sistema di Lonate”. Dopo mesi di trattativa con Forza Italia il sindaco nominava assessore all’urbanistica al posto di Liccati Alessandro Petrone che in precedenza, da capogruppo di FI nell’autunno del 2016 in Consiglio Comunale aveva concluso un suo intervento rivolgendo al sindaco la seguente espressione: “ci siamo intesi?”». E ancora: «Per la nomina del nuovo assessore il sindaco Cassani pur di mantenere la propria maggioranza si piegò palesemente alla volontà politica di Forza Italia, che secondo l’indagine risulterebbe completamente asservita alle volontà del suo plenipotenziario di fatto, Nino Caianiello, nominando all’urbanistica un soggetto sgradito e dello stesso partito (Forza Italia) del precedente assessore tratto in arresto per un’indagine attinente tangenti e corruzione a Lonate. Nonostante ciò il sindaco ha omesso completamente di esercitare la sua funzione di controllo sul contenuto di provvedimenti contenuti nella variante al Pgt, che gli venivano segnalati dalle opposizioni come incomprensibili, illogici o illegittimi». Ma al di là di tante parole, il dato per le minoranze è uno e uno soltanto: «Il sindaco di Gallarate ha condiviso integralmente una variante del pgt, che secondo l’ordinanza del Gip di Milano, risulterebbe lo strumento utilizzato per dare esecuzione ad accordi corruttivi». Per questo motivo, deve lasciare la fascia tricolore.

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