Suicida in ospedale a Gallarate: «Indagine per omicidio colposo. Ritardi nelle cure»

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GALLARATE – Suicida dopo sei ore d’attesa al Pronto Soccorso: «Indagine per omicidio colposo. Questa è l’ipotesi che abbiamo chiesto di verificare all’autorità giudiziaria. Esposto depositato e fascicolo aperto, quale atto dovuto. Già affidato l’incarico al perito psichiatra che dovrà valutare se Catello Di Martino poteva salvarsi se tempestivamente curato. Noi pensiamo di sì». Corrado Viazzo, legale della famiglia Di Martino precisa: «Abbiamo acquisito copia di tutte le cartelle mediche del Cps e del Sert: contengono tutte le informazioni affinché il perito possa fare una valutazione. Cartelle dalle quali emerge chiaramente che Di Martino soffriva di una precisa patologia: la schizofrenia».

Affidata perizia medico psichiatrica

Il fatto risale allo scorso 22 gennaio. Secondo quanto ricostruito «Catello si era già rivolto al Pronto Soccorso anche nei due giorni precedenti la tragedia – spiega Viazzo – Quella mattina fu la madre, prima delle 7, a chiamare l’ambulanza perché il figlio stava male. E’ stato lasciato in attesa sino alle 14 quando ha raggiunto il quinto piano dell’ospedale gettandosi nel vuoto. Stiamo raccogliendo una lunga serie di studi medici che attestano come, pazienti affetti da schizofrenia in quelle condizioni, possono tentare di togliersi la vita gettandosi da grandi altezze. Il nostro perito avrà il compito di stabilire se, sottoposto alle immediate cure del caso, un paziente con una patologia precisa acclarata come in questo caso, possa essere calmato in modo da non tentare atti di autolesionismo». La sintesi è: «Se fosse stato immediatamente sottoposto a trattamento farmacologico Catello sarebbe vivo», aggiunge Viazzo. Sarà ovviamente l’indagine oggi nelle sue fasi iniziali a stabilire la validità della tesi. E nel caso a stabilire fatti e responsabilità. «E’ stato trattato come un tossicodipendente in crisi d’astinenza – spiega Viazzo – Ipotizziamo che le ragioni del suo essere in stato di agitazione incontrollabile, di delirare così come ha spiegato il fratello che era con lui, possano essere imputabili ad altro». I famigliari dell’uomo, dopo la tragedia, avevano reagito con rabbia e violenza minacciando medici e infermieri e danneggiando il Pronto Soccorso rimasto di fatto inservibile per alcune ore. «I miei assistiti – conclude Viazzo – Hanno già ammesso di avere sbagliato. Quello che oggi chiedono di accertare è la verità sulla morte del loro congiunto. Il loro unico scopo è quello di avere giustizia». L’ospedale ha già fatto sapere di essere a completa disposizione dell’autorità giudiziaria confermando piena fiducia nell’operato della magistratura.

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