Suicida in ospedale: «Come morire di fame al ristorante. Vogliamo giustizia»

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GALLARATE – «Morire suicida in un ospedale è come morire di fame in un ristorante. Perché un ospedale è fatto apposta per curare chi sta male. Chi disperatamente chiede aiuto. Mio fratello è stato lasciato sei ore in attesa. Nonostante delirasse, nonostante una schizofrenia diagnosticata nel 2016, nonostante dicesse di sentirsi bruciare. Gli hanno detto di aspettare il suo turno: è morto alle 13.30 del 22 gennaio scorso. Adesso noi vogliamo giustizia per lui. Perché quello che è capitato a Lello non accada a nessun altro».

Domani l’esposto sarà depositato in procura

gallarate suicida denunciaValentina (nella foto sopra con il fratello Catello) e Cira Di Martino sono la sorella e la mamma di Lello, il trentenne morto dopo essersi gettato il 22 gennaio dal quinto piano dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate. Domani, venerdì 25 gennaio, la famiglia di Lello, assistita dall’avvocato Corrado Viazzo (nella foto) depositerà in procura a Busto Arsizio un esposto per chiedere «Di sapere la verità sulla morte di mio figlio. Per chiedere che sia fatta giustizia», dice Cira.
I famigliari di Lello avevano reagito, alla notizia della sua morte, con aggressività. Il Pronto Soccorso era rimasto bloccato per alcune ore. «Noi abbiamo sbagliato – dice Valentina – Ma vorremmo spiegare il perché di questa reazione. Non siamo la “famiglia che ha sfasciato il Pronto Soccorso”. Abbiamo reagito al dolore per ragioni molto precise».
Perdere un fratello, un figlio, in modo così traumatico sbilancerebbe chiunque. Qui però di mezzo c’è un esposto: «Che verte – spiega Viazzo – sull’attesa prolungata alla quale la vittima è stata sottoposta nonostante, a nostro parere, vi fossero tutti gli elementi affinchè gli operatori intervenissero tempestivamente. Se il paziente fosse stato sedato sarebbe ancora vivo. Se fosse stato assistito in maniera puntuale sarebbe ancora vivo. E’ rimasto in attesa per sei ore». Lello in ospedale c’era andato anche il 20 e il 21 gennaio. «La schizofrenia lo portava a sentire le voci. S’era convinto che tutti, medici, assistenti sociali, persino noi, volessero ucciderlo – spiega la madre – Quella mattina alle 6.40 mi ha detto: “mamma sto male, aiutami. Voglio farmi curare”. E io ho chiamato l’ambulanza».

Si era convinto a farsi curare

Cira ha fatto la mamma. Ha abbracciato il figlio e gli ha prestato soccorso. «S’era convinto a farsi curare – dice Valentina – Per noi era la svolta. Tutto sarebbe cambiato. Aveva trovato la forza di affrontare quelle voci nella testa causate dalla malattia. Io avrei ritrovato un giorno quel fratello, il più grande di noi sette, che mi ha accompagnato all’altare». L’ambulanza arriva verso le 9.30 in ospedale con Lello a bordo. «Inizia l’attesa – racconta Cira – Mio figlio Michele era con lui. Delirava. Gli è stato detto: “E’ un tossico in crisi d’astinenza. Aspetti il suo turno”. Mio figlio è morto sei ore dopo». All’esposto l’avvocato Viazzo ha allegato uno studio scientifico nel quale si afferma che i malati di schizofrenia sono soggetti a tentativi di suicidio gettandosi da grandi altezze quando in preda a crisi.

«Autopsia per sapere come è morto mio fratello»

«Sarebbe bastato sedarlo – dice Valentina – Il magistrato ha disposto il dissequestro della salma senza autopsia. Ma noi l’autopsia la vogliamo. Voglio sapere di cosa è morto mio fratello. La polizia ha sequestrato le sue cartelle cliniche. Vogliamo giustizia per Lello. Che almeno la sua morte non sia vana: nessun altro deve essere trattato così».
Domani l’esposto arriverà in procura. E l’inchiesta partirà.
«Noi siamo addolorati per il dramma che ha colpito questa famiglia – dice Roberto Gelmi, direttore medico del Sant’Antonio Abate – Il paziente è arrivato in codice bianco. Non c’era alcuna emergenza particolare. L’iter è stato rispettato: c’erano una cinquantina di pazienti più gravi ai quali prestare soccorso. E non credo che a norma di legge viga l’obbligo per gli operatori di sorvegliare chi si trova nella sala d’attesa del Pronto Soccorso».

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