Urbanistica a Gallarate, Rech: «Porte aperte agli imprenditori onesti»

GALLARATE – Dopo la vittoria elettorale dello scorso 4 ottobre il sindaco Andrea Cassani ha confermato in giunta Sandro Rech, spostandolo dai Lavori pubblici all’Urbanistica. 
«Una delega pericolosa a Gallarate», ha detto con la consueta ironia lo storico militante leghista il giorno della presentazione del nuovo esecutivo. Ma il primo cittadino lo ha scelto proprio perché l’integrità è da sempre il punto forte della sua attività politica.

Assessore Rech, dopo 3 mesi di attività le idee sono un po’ più chiare sul lavoro da fare. Di certo prende in mano un settore rimasto fermo dopo le note vicende giudiziarie del 2019.
Da un punto di vista operativo abbiamo grossi problemi legati al personale. Tra pensionamenti e trasferimenti in altri Comuni ci troviamo in un momento un po’ complicato che contiamo di superare nel 2022 con l’arrivo di nuovi dipendenti tramite mobilità e concorsi.

Il 2022 sarà l’anno della svolta?
Allo stato attuale stiamo lavorando con un po’ di affanno e questo è il motivo principale per cui tante pratiche di edilizia privata stanno subendo dei rallentamenti. Mi scuso a titolo personale con i cittadini, posso assicurare che tutti i dipendenti stanno dando il massimo. Ma ora, anche con il ritorno del precedente dirigente, contiamo che il 2022 possa sì essere l’anno della svolta. L’obiettivo è riallinearci per venire incontro a tutte le richieste e far ripartire la locomotiva. Perché se l’Urbanistica riparte bene va a trainare tutto quell’indotto fatto di oneri di urbanizzazione e nuove costruzioni che portano possibilità di investimento per il Comune ma soprattutto posti di lavoro sul territorio.

Gli oneri di urbanizzazione sono da sempre un indice significativo sullo stato di salute economica di un Comune. Come sono le previsioni?
Per il 2022 le prospettive sono buone: c’è carne al fuoco ma speriamo di non trovarci di fronte a nuovi rallentamenti a causa del Covid o di altri intoppi.

Si procederà con una Variante al Pgt nel corso del mandato?
Nel nostro programma non abbiamo inserito la modifica dello strumento urbanistico, ma per forza di cose alcune regolamentazioni andranno prese in mano. Il Documento di Piano, per esempio, ormai è scaduto, e il Pgt vigente risale al 2015. Il problema è dunque far quadrare le richieste dei cittadini e degli imprenditori con uno strumento che al di là di tutto ha delle problematiche conclamate.

Conta molto sulle possibilità innescate dalle normative sulla rigenerazione urbana?
Al di là del Grow29, che è già partito, è un tema che vale per tutte quelle aree dismesse che possono sfruttare le agevolazioni che il governo sta mettendo a disposizione. La rigenerazione è l’unica forma di intervento che permette di mantenere il consumo zero di suolo.

Cosa si sta muovendo su questo fronte a Gallarate?
Faccio una premessa: male non fare, paura non avere. Ergo,  mi rendo disponibile a incontrare tutti gli imprenditori che vogliano investire a Gallarate nella massima legalità e nel massimo rispetto del territorio. E’ importante che la nostra città cominci a guardare con occhi diversi al futuro. Non possiamo rimanere legati alla cattiva reputazione della Gallarate da bere. La nostra città può essere il cuore pulsante di questo territorio mettendo in atto strumenti innovativi per arrivare a uno sviluppo organico nell’ottica di una visione sostenibile.

Le aree dismesse a Gallarate rappresentano oltre 350mila metri quadrati complessivamente. Bisogna partire da qui? 
La sfida per il futuro è avvincente. Ci sono porzioni di territorio che necessitano di una rigenerazione importante. Le porte per gli imprenditori sono aperte nel rispetto assoluto delle regole. Auspichiamo che interventi già programmati possano avere un esito positivo. Penso all’area Cantoni piuttosto che alle Case di edilizia economica popolare di via Puglia. Inoltre, alla luce del nuovo utilizzo del Casermone, sarebbe importante la possibilità di intervento del Comune in quell’ambito per cercare di dare una riqualificazione all’area.

Un’altra partita urbanistica importante sarà la riconversione del Sant’Antonio Abate una volta che verrà realizzato il nuovo ospedale. 
In questa partita noi purtroppo saremo degli spettatori, a meno che Regione non decida di cedere in toto le aree al Comune. Noi saremo chiamati a dare una regolamentazione, ma abbiamo un sedime già costruito e dei vincoli architettonici e paesaggistici da tenere in considerazione. Sicuramente i padiglioni del Boito non si possono toccare, così come quelli del Bellora auspichiamo possano avere un ampliamento. Siamo in presenza di un agglomerato molto ampio che può diventare un fiore all’occhiello esattamente come un bubbone. Sarà una partita aperta molto importante.

Sul futuro di Palazzo Minoletti qual è la sua idea?
E’ un altro punto dolente. Siamo alla ricerca di operatori che possano proporsi con idee per riutilizzare in modo efficace e rispettoso l’immobile. Personalmente vedo di buon occhio lo strumento del project financing. Con il coinvolgimento tra privato e pubblico si può arrivare a fare qualcosa di costruttivo. La rinascita delle scuole di via Bottini, portata a termine nel primo mandato, è un esempio ottimale di come, grazie alla sinergia tra pubblico e privato, si è riusciti a riqualificare un edificio storico dando un servizio alla popolazione.

Aree dismesse, un’occasione imperdibile per Gallarate

Gallarate urbanistica Sandro Rech – MALPENSA24