Giornata legalità, Dolci: «Mafia anche a Varese, riconoscetela e scegliete da che parte stare»

VARESE – «Non volevamo una celebrazione rituale del trentesimo anniversario della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, volevamo fare con voi ragazzi una riflessione di ciò che ci hanno insegnato e dei valori che dobbiamo portare avanti. La mafia e la ‘ndrangheta oggi si sono infiltrate in Lombardia, trent’anni fa non era così. Dobbiamo essere forti per poterla combattere. E in questo è importante che anche la politica faccia il suo lavoro. Voi ragazzi siete il presente e il futuro e dovete essere sentinelle di legalità. Perché sono passati 30 anni eppure la mafia non è sconfitta: ha solo cambiato modo di agire. Non è sconfitta perché prospera al suo esterno grazie a chi gira la faccia dall’altra parte e finge di non vedere. uccidendo Falcone e Borsellino la mafia pensava di intimidire tutti. Quelle morti hanno invece portato alla reazione dei cittadini che uno dopo l’altro hanno scelto di essere liberi spezzando il cerchio di omertà». Lo ha detto Piero Calabrò, presidente della Nazionale Italiana Magistrati durante la giornata della legalità che si è tenuta oggi, sabato 21 maggio, allo stadio Ossola di Varese.

Attenzione alla Lombardia

Il capo della direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, ha specificato come «il nostro territorio, dopo le inchieste di Lonate Pozzolo e anche di Legnano è all’attenzione costante della Dda di Milan – e ha sottolineato – come tutti noi dobbiamo scegliere da che parte stare. Dobbiamo imparare a riconoscere i segnali della mafia e combatterli affinché la Lombardia non diventi a breve come la Calabria. Chi non semina non raccoglie e noi vogliamo seminare coi nostri ragazzi». Il procuratore Dolci ha poi voluto citare uno per uno i nomi degli uomini e delle donne delle scorte di Falcone e Borsellino morti negli attentati: «Giovanni Falcone è stato assassinato con la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Paolo Borsellino è stato assassinato insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Tutti servitori dello Stato. Li cito, e lo faccio sempre, perché la moglie di Montinaro, Tina, che mi onora della sua amicizia, tempo fa mi disse: i miei figli di cognome fanno Montinaro, non scorta»

Presente anche il capo dell’antiterrorismo della Procura di Milano, Alberto Nobili, che ha detto agli studenti che loro «sono il presente e il futuro. La mafia tema la cultura, come insieme di valori: la dignità, la legalità o il dare sempre il meglio di noi per la comunità. Non bisogna guardare a Falcone e Borsellino come marziani: non sono eroi, ma hanno avuto un comportamento eroico, quindi sono esempi da imitare facendo sempre la cosa giusta. Voi dovete essere cooperanti contro la mafia in questo modo. Nessuno vi chiede di fare gli investigatori, di stanare la mafia, ma potete fare la differenza facendo semplicemente il vostro dovere di cittadini, e non è una cosa da poco».

Uguali davanti alla legge

Di legalità ha parlato anche la procuratrice di Varese, Daniela Borgonovo, che ha spiegato come legalità e uguaglianza vadano di pari passo: siamo tutti uguali davanti alla legge e vivere nella legalità ci garantisce di essere sullo stesso livello. Vince chi rispetta la legge, non il più forte o il più furbo».

Infine Billy Costacurta, campione degli anni ’90 con il Milan, ha sostenuto che lo sport insegna a rispettare le regole e deve andare di pari passo con la legalità. Egli ha ricordato quel giorno del 1992, quando a Foggia giocarono con il Milan la finale di campionato e una volta atterrati hanno saputo cos’era accaduto a Falcone: un modello da seguire.

Di questo modello hanno parlato anche il Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello e il sindaco di Varese Davide Galimberti, « due persone che hanno segnato una generazione e la storia. Queste stragi hanno portato la società civile a ribellarsi contro la mafia, a spezzare il silenzio e a dire basta».

E se la presidente della Commissione Regionale Antimafia Monica Forte ha sottolineato la valenza del binomio tra sport e legalità (quella di oggi al Franco Oggi è anche una giornata di sport con la partita alle 16 tra la Nazionale Italiana Magistrati e le vecchie glorie della Seria A del Varese Calcio) «Pensiamo allo sport – ha detto Forte – fare parte di una squadra ci insegna a fare scelte che non abbiano ripercussioni negative sugli altri: ogni azione è tesa alla tutela dei diritti di tutti. Così deve essere per la legalità», Matteo Campagnaro, già Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Caltanissetta, ha sottolineato come la mafia sia sempre la stessa. «Sino al 1992 c’era la mafia violenta. Quella che assassinava, quella stragista, che ha ucciso servitori dello stato, politici, giornalisti e inermi cittadini, dopo il 1992 la mafia ha cambiato atteggiamento. Oggi tiene un basso profilo. Oggi amministra patrimoni da milioni di euro (e per questo togliere beni mobili o immobili ai boss è un’arma che terrorizza i mafiosi, molto più del carcere) ma non è cambiata: il fine è sempre lo stesso».

varese legalità magistrati mafia – MALPENSA24