I giovani non vogliono più lavorare. Bar e ristoranti assumono i profughi ucraini

Confcommercio e istituzioni hanno presentato il progetto “Un posto di lavoro per gli ucraini"

VARESE – Mancano quasi 4 mila addetti in vista della stagione turistica ormai alle porte. E per andare a colmare la mancanza di baristi e addetti alla ristorazione non si trovano giovani italiani. Per tale motivo, o meglio anche per questo motivo, Confcommercio in collaborazione con le istituzioni (Provincia, Comune, Caritas, Prefettura e Questura, che sta rilasciando permessi annuali e le autorizzazione per lavorare ai profughi arrivati e che arriveranno) e le associazioni di categoria dei settori ristorazione e ricezione alberghiera, ha deciso di mette in campo un progetto che punta ad assumere personale ucraino in questo momento in Italia per fuggire alla guerra.

Sono una quarantina le realtà imprenditoriali che hanno già manifestato interesse e Confcommercio ha anche previsto un percorso formativo per coloro che sceglieranno di cogliere questa occasione lavorative. Che sarà a tempo determinato, poiché ai profughi in questo momento sul territorio è stato rilasciato un permesso di soggiorno di un anno.

Occasione di lavoro e di integrazione

«Da un lato – ha spiegato il presidente di Confcommercio Rudy Collini – diamo una risposta concreta in termini di occupazione e dall’altro diamo un aiuto concreto, ma anche un’occasione di maggior integrazione ai profughi che in questo momento sono ospitati nella nostra provincia».

Occasione di lavoro con un importante risvolto sociale. Presentato questa mattina a Villa Recalcati alla presenza di Emanuele Antonelli, presidente della Provincia di Varese; Salvatore Pasquariello, Prefetto di Varese; Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali di Varese, Rudy Collini con i vertici di Confcommercio e Frederick Venturi e don Marco Casale, referente della Caritas.

Lavori che gli italiani non vogliono più fare

Il fenomeno della mancanza di personale è un problema nazionale. Non ci sono più persone che vogliono fare questo lavoro. Il motivo? «Da un lato il reddito di cittadinanza che frena il rientro nel mondo del lavoro, dall’altro il fatto che si tratta di attività impegnative, che richiedono l’impegno maggiore nel periodo estivo o comunque nei fine settimana e in orari serali». Lo sostengono Giordano Ferrarese, presidente Fipe e Venturi di Federalberghi (vedi video).

Servono 4 mila addetti

A dare una stima della domanda è Lino Gallina, responsabile degli Enti bilaterali di Confcommercio: «Non ci sono dati consolidati – spiega – anche perché la necessità è differente nel corso dei 12 mesi. Però, secondo alcune stime, si parla di un fabbisogno di circa 4 mila unità per il periodo che va da primavera a fine estate».