Se il porno attrae i minorenni. I dati dell’indagine di Telefono Azzurro

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di Angela Bruno


MILANO – Ogni fenomeno sociale si sviluppa in relazione al periodo storico in cui si vive o che si decide di analizzare. E questa sembra un’asserzione assodata per gli studiosi. Solo che le tecnologie – in una parola il Web – hanno influito in maniera importante sui comportamenti delle persone. Si può partire da questa considerazione per spiegare ciò che una ricerca condotta da Telefono Azzurro insieme a Doxa Kids ha svelato in maniera strutturata. E cioè che la fruizione della pornografia è notevolmente diffusa tra i ragazzi, i quali dichiarano, in quasi il 50% dei casi, di conoscere qualche coetaneo che ne fa uso. Nel 26% dei casi, affermano di conoscere più di un ragazzo della loro età che vede contenuti pornografici.

La pornografia – spiega l’associazione a tutela dei minori – è definita come la raffigurazione esplicita di soggetti erotici e sessuali effettuata in diverse forme: letteraria, pittorica, cinematografica e fotografica. Su Internet bambini e adolescenti non hanno difficoltà ad accedere a contenuti pornografici, anche a causa delle carenti restrizioni e dei sistemi di verifica dell’età insufficienti. La fruizione della pornografia è quindi notevolmente diffusa tra i ragazzi.

Più di 1 ragazzo su 2 (55%) dai 12 ai 18 anni ritiene che una delle motivazioni sottostanti alla fruizione di pornografia sia la “curiosità”. Una curiosità che deriva dalla sete di esperienze, ma magari anche da una mancanza di consigli autorevoli in materia. Il 35% lo ritiene una sorta di divertimento e, secondo 1 intervistato su 4, una trasgressione. Più di 1 ragazzo su 10 ritiene che l’utilizzo di pornografia sia da imputare alla carenza di educazione sessuale (14%) e alla necessità di avere più informazioni in ambito sessuale (12%), l’8% al fatto di non sapere come relazionarsi con il partner.

L’esigenza, legittima e naturale, di adolescenti e pre-adolescenti di conoscere il proprio corpo, l’intimità, i sentimenti e la sessualità non sempre – testimonia la ricerca – trova risposta nei programmi scolastici: solamente il 9% dei bambini di 8-11 anni dichiara di averne parlato a scuola. Allo stesso tempo, all’aumentare dell’età aumenta anche la probabilità di trattare l’argomento a scuola (31% dei 12-18enni ne ha parlato). Sempre rispetto ai più grandi (12-18 anni), il 35% non ha mai parlato di contraccezione, mentre la maggior parte ne ha parlato con qualcuno almeno una volta (58%). Vale quindi la pena di mettere in risalto un’importante differenza su questo tema, in base all’età: 1 ragazzo di 12-14 anni su 2 non ne ha mai parlato con nessuno (52%), mentre solo il 22% dei 15-18enni dichiara di non aver mai trattato l’argomento con altri.

Cosa spinge davvero quindi, dal punto di vista di un esperto, i ragazzi a guardare contenuti pornografici? “Dobbiamo pensare all’adolescenza – dice Ernesto Caffo, professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile dell’Università di Modena e Reggio Emilia e presidente di Telefono Azzurro – come ad un periodo di fisiologica esplorazione, in funzione di un’incredibile crescita dal punto di vista di maturazione fisica e in termini di relazioni interpersonali e intime. La scoperta dell’area dell’intimità e la sperimentazione delle prime strategie di approccio sono spesso circondate da una comprensibile aura di insicurezza e di imbarazzo. Spesso dietro tale trasgressione si può in realtà individuare un’insicurezza di fondo”.

Comunque “il grande tema in questo caso – sottolinea il presidente Caffo – è l’age verification, ovvero la possibilità di introdurre un vero e proprio sistema di verifica dell’età per l’accesso ai siti web pornografici”.

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