Il consiglio sbaglia i conti ma il prefetto “salva” mozione di sfiducia a Legnano

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LEGNANO – Non aveva il quorum sufficiente per essere presentata in consiglio comunale, ma quest’ultimo si è espresso con un voto valido su di essa. È il senso della risposta inviata ieri, lunedì 30 gennaio, dal prefetto di Milano, Renato Saccone (nella foto, a destra con il sindaco Lorenzo Radice), al consigliere legnanese Franco Brumana e, per conoscenza, al sindaco e al segretario generale del Comune. Oggetto: il “giallo” sul conteggio delle firme a sostegno della mozione di sfiducia presentata a dicembre dal centrodestra contro il presidente dell’assemblea cittadina, Umberto Silvestri.

Brumana aveva lamentato, arrivando a lasciare l’aula in segno di protesta, la mancanza del numero minimo previsto dalla legge di consiglieri per sottoscrivere la mozione, mentre il segretario comunale Sandra D’Agostino l’aveva ritenuta valida, come pure i gruppi di centrodestra che l’avevano sottoscritta ma anche quelli di maggioranza, sicuri del fatto che la mozione non sarebbe passata al momento del voto, come infatti avvenuto.

Saccone: «Per la legge un terzo di 25 fa 9, non 8»

La questione ruotava – e ruota – tutta intorno al “terzo” dei componenti del consiglio comunale sufficiente secondo la legge per proporre una mozione di sfiducia. Il consiglio di Legnano è formato da 24 componenti più il sindaco: il totale è dunque di 25 e il terzo era stato valutato da tutti, tranne che da Brumana, in 8 consiglieri, tanti quanti quelli dei quattro gruppi del centrodestra. La legge però, come invocato dal capogruppo del Movimento dei Cittadini e confermato ieri dalla prefettura, “arrotonda per eccesso alla cifra intera superiore” il calcolo del terzo dei consiglieri laddove questo risulti in decimali, ovvero 8,3 nel caso di Legnano: cifra dunque da arrotondare a 9 e non a 8, come stabilito nel 2021 dal Consiglio di Stato, supremo organo di giustizia amministrativa.

In questo il prefetto ha così dato ragione a Brumana. «Era palese  – commenta questi – che la tesi della segretaria, ma anche degli altri gruppi consiliari, fosse infondata. Se la mozione, come era possibile, fosse stata accolta, la sfiducia a Silvestri sarebbe stato un gran pasticcio».

Voto comunque valido. E nessun danno erariale

Lo stesso Renato Saccone però ha poi precisato che “ogni vizio della procedura eventualmente invocabile è da intendersi sanato al momento della deliberazione, con la quale il consiglio ha validamente respinto la proposta”. In altre parole, anche se la mozione non aveva i numeri sufficienti per essere presentata, il voto del consiglio comunale è stato valido, poiché in base al suo regolamento, per l’approvazione della sfiducia è necessario il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri: soglia che “neanche viene in discussione” per la prevalenza dei voti contrari (12 a 9). La stessa amministrazione comunale, interpellata dalla prefettura, ha richiamato il regolamento in merito al voto regolare sulla mozione.

Il prefetto ha anche respinto l’ipotesi di un danno erariale per la convocazione della seduta consiliare considerata “inammissibile”, in quanto già programmata e convocata per discutere altri punti all’ordine del giorno. Da Saccone, infine, un richiamo a “un proficuo sviluppo dei rapporti tra gli organi elettivi del Comune, al fine di un più efficace espletamento dei compiti istituzionali al servizio dei cittadini”.

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