Il contagio scende, non abbastanza: “In giro troppa gente”. Via ai test sierologici

MILANO – «La linea di tendenza è stabile però non scende con quella determinazione che dovrebbe e il dato cresce a Milano». La discesa del contagio c’è, ma non abbastanza rapida, e ripida, come ci si sarebbe potuti aspettare dopo più di un mese di lockdown generalizzato. Con altri 1.262 casi di positività su 5.260 tamponi analizzati il giorno di Pasqua, il contagio in Lombardia mantiene una linea costante che ancora non soddisfa appieno i vertici regionali. Per l’assessore al welfare Giulio Gallera «c’è ancora troppa gente che si muove». Nel frattempo però Regione Lombardia è già al lavoro per la fase 2: da settimana prossima iniziano i test sierologici a tappeto, a partire dagli operatori sanitari e dalle province più colpite dal Coronavirus.

Il riepilogo dei numeri

«I dati anche oggi non sono soddisfacenti perché il totale dei positivi e’ 60.314 (+1.262 rispetto a ieri), quindi crescono meno di ieri, che crescevano di 1.460, ma purtroppo crescono, non tantissimo, ma crescono» ammette l’assessore Giulio Gallera. Il numero dei ricoverati torna sopra quota 12mila: sono 12.028, più 59 rispetto a ieri, mentre continua il trend di discesa dei ricoverati in terapia intensiva, in tutto 1.143, meno 33 rispetto a ieri. Trend stabile per quanto riguarda il numero delle persone dimesse dagli ospedali, 312 in più, mentre invece torna purtroppo a crescere il numero dei decessi. In tutto 10.901 dall’inizio dell’emergenza, con un aumento di 280 persone, «un numero particolarmente alto rispetto a ieri» quando a non farcela erano stati 110.

I dati nelle province

Continua a preoccupare l’oscillazione dei contagi nella Città metropolitana di Milano: oggi, 13 aprile, ancora 481 casi positivi in più, di cui ben 296 a Milano città. In provincia di Varese il trend si mantiene su numeri ridotti: 48 contagi in più, con il totale che arriva a 1.711.

«Troppa gente in giro»

Il caso Milano continua ad essere un grattacapo per l’assessore Gallera: «Molti ci dicono che c’è ancora troppa gente in giro. Avete perfettamente ragione – ammette il delegato alla salute della giunta Fontana – i controlli li fanno le forze dell’ordine e la polizia locale, che devono garantire il fatto che le quarantene vengano rispettate e la gente non esca di casa. Noi interloquiamo costantemente sia con gli amministratori locali sia con le prefetture affinché siano molto capillari e rigidi nel fare tutto questo». Di positivo c’è che nel giorno di Pasqua il temuto trend di crescita degli spostamenti non si è verificato, come spiega il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Sala: «Abbiamo avuto gli stessi movimenti di una domenica normale, attestati al 25%. Meglio di come temevamo, visto che sabato 11 aprile la percentuale di spostamenti era attorno al 32% e la scorsa settimana abbiamo registrato un aumento in termini percentuali di circa il 3%».

Al via i test sierologici

E se Gallera promette che Regione si sta «attivando per aumentare il numero dei tamponi, nonostante la mancanza di reagenti. Abbiamo scritto a tutti i laboratori. Fanno più di 10 mila tamponi al giorno e contiamo da qui a breve di poter ampliare significativamente tutto questo», ecco che finalmente da Palazzo Lombardia arriva l’atteso annuncio sulla disponibilità dei test sierologici, ideati e testati dall’IRCCS San Matteo di Pavia. Si tratta di prelievi ematici che individuano la presenza di anticorpi per certificare l’immunizzazione di chi ha già contratto il virus Covid-19. «Saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari e socio sanitari della Lombardia e dai cittadini che devono tornare al lavoro con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi – spiega una nota di Regione Lombardia – i test certificheranno l’immunità al virus e permetteranno di gestire in modo consapevole la cosiddetta fase 2. Al San Matteo di Pavia, uno dei 4 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici della Regione, sarà riconosciuta dalla società che produce i test una royalty dell’1%. Risorse che saranno reinvestite per finanziare la ricerca pubblica e i ricercatori impegnati ogni giorno in prima linea per la lotta al Covid».

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