Il coronavirus cambia i social e la burocrazia

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di Gian Franco Bottini
Social e burocrazia. Vi chiederete che c’entrano le due cose fra loro e potreste avere ragione se non fosse che esse rappresentano, nella nostra quotidianità, due spazi assolutamente opposti ma ugualmente incombenti.
I social: lo spazio, sempre più indispensabile, dove può esplodere tutta la nostra libertà di espressione; la burocrazia: lo spazio più atavico dove, di contro, può essere esercitata nei nostri confronti una costrizione, seppur giustificata dalle “regole”.
In questi giorni complicati i due spazi hanno assunto una rilevanza particolare, dilatando le loro caratteristiche, sia positive che negative, e ricevendo nel contempo rilevanti stimoli a migliorarsi per divenire nel futuro veri strumenti per la collettività, ripulendosi dagli odiosi personalismi fatti di vanità, interesse o potere che hanno spesso fatto di ambedue discutibili e poco stimate entità.
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Gian Franco Bottini

Gli equilibri famigliari si reggono quasi sempre sulla capacità dei singoli componenti nel bilanciare i loro rapporti personali interni con quelli del mondo esterno, fungendo,  reciprocamente, gli uni di contrappeso con gli altri.

La forzata segregazione di questi giorni ha fortemente limitata la possibilità fisica di coltivare le relazioni esterne (siano esse di lavoro, di amicizia o affettive) a tutto svantaggio di quell’equilibrio tanto importante per la serenità famigliare. In questo frangente i social hanno sicuramente fatto la loro parte, consentendo di rimanere in qualche maniera connessi con il mondo esterno e fungendo per molti da valvola di sfogo delle tensioni, in una situazione improvvisa ed imprevedibile nella quale, totalmente increduli e impreparati, siamo purtroppo in difficoltà nell’accettarne la gravità e, per troppi di noi , le privazioni che ne conseguono.
Confessiamo che chi scrive non è mai stato un grande frequentatore dei social, non certo per spocchia ma considerandoli troppo spesso dei contenitore nei quali supponenza, tuttologia, arroganza, vanità, esibizionismo, protagonismo ed altro ancora, si mescolavano fra loro ottenendo un prodotto di non altissima qualità. Un contenitore dove troppe persone, praticamente “ senza volto”, sfogavano le loro frustrazioni , a volte anche insultandosi, con l’aggravante che, distribuita sulla rete, anche una sciocca opinione facilmente diventa, per le anime semplici,una quasi verità.
Confessiamo però che, in questa situazione di costrizione , chi vi scrive ha recentemente di molto intensificato la sua frequentazione dei social stessi e ha potuto notare un graduale mutamento del loro clima generale a tutto vantaggio di uno sforzo collettivo verso una vera “socialità” e un sostegno reciproco , con conseguente emarginazione e disinteresse verso quelle espressioni di scarso valore di cui abbiamo poc’anzi parlato.
Non sappiamo cosa resterà di ciò per dopo il coronavirus, ma se qualcosa resterà allora i “social” potranno diventare una vera piazza comune dove, meritando il suo nome, tutti potranno scendere con “ un volto” e non per dare una dimostrazione cicisbea delle proprie presunte bellezze ma per arricchirsi reciprocamente .
 E la burocrazia? O, come la definisce la Treccani, “il potere dei funzionari”? Non dilunghiamoci ad inveire verso quella che, a tutti i livelli, viene considerata la nemica numero uno del cittadino; ricordiamo solo che in questi giorni di tensione essa è stata spesso accusata , a torto o a ragione, di essere responsabile per il ritardo di certe azioni che necessitavano invece di grande immediatezza. La burocrazia è uno spazio, spesso odioso, che si alimenta di se stesso per creare piccoli o grandi poteri che, diciamocela tutta, molto spesso rasentano il sopruso. Noi spesso non siamo in grado di percepire i grandi danni procurati dalla burocrazia centrale, ma modestamente ci accontenteremmo di veder annullati almeno quelli più piccoli e limitati che però, molto più vicini a noi, ci avvelenano la vita di tutti i giorni.
Orbene, in molte parti d’Italia, in questi giorni abbiamo avuto un esempio di come semplice sarebbe facilitarci la vita se la burocrazia si mettesse dalla giusta parte del servizio. Ci riferiamo a quel nuovo sistema di rilascio delle ricette mediche , tendente ad evitare un doppio viaggio verso medico e farmacista, facendo ricorso alla tecnologia della quale oramai tutti disponiamo . Una grande semplificazione, che il coronavirus ha spinto a realizzare in così pochi giorni da costringerci a chiedere come mai non sia stata realizzata prima. E qualche non simpatica risposta forse la potremmo dare anche noi!

Social e burocrazia; due mondi cosi’ diversi ma oramai così tanto impattanti sulla nostra vita quotidiana che da questo scossone, chiamato coronavirus, potrebbero avere grandi spunti a migliorarsi, a patto che ognuno di noi fosse disposto a contribuire al cambiamento.

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