Il Covid visto con gli occhi di una bambina: «Ciò che era scontato ora è un dono»

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MORNAGO – Il Covid, la pandemia, i lockdown e la didattica a distanza. Come e quanto è cambiata la vita dei più piccoli lo racconta Carolina Biondaro, alunna della V elementare delle scuole di Mornago, che in una lettera ha raccontato le sue sensazioni ed emozioni di un anno imprevedibile e difficile.

I bambini, ma anche gli adolescenti e i ragazzi, non sono considerati una categoria economica da “ristorare” con fondi governativi e regionali. Eppure i più piccoli sono tra coloro che sicuramente hanno pagato un prezzo altissimo a questa pandemia. Un virus che ha contagiato e che ha sottratto loro spazi di vita quotidiana in un’età in cui il mondo è tutto da scoprire e il proprio percorso tutto da costruire. Stando in mezzo agli altri e con i proprio coetanei. E invece no. Il Covid ha ristretto gli spazi, ridotto le relazioni sociali, sospeso le attività sportive. Costringendoli di fatto a riorganizzare una vita “sotto vuoto”, con tantissime finestre virtuali aperte su un mondo reale non più riconoscibile, sempre uguale eppure diverso, perché povero di vita vissuta e ricco di ansie e paure. A partire dalla scuola che a lungo, troppo a lungo, e diventata per molti un acronimo: D.A.D.. Senza contare sull’impossibilità di incontrare gli amici durante il tempo libero, di sfogare rabbia, paura, tensioni e di potersi divertire nel praticare il proprio sport preferito. Momenti che prima del Covid erano considerati normali diventati, nel momento dell’assenza, straordinari.

E la lettera di Carolina Biondaro, semplice e diretta come sono del resto i bambini, ha la capacità di offrire agli adulti spunti di riflessione su come a volte si dà troppo scontato ciò che di bello si possiede: momenti normali appunto, prima del Covid e che anche per gli adulti, forse, sono diventati preziosi.

La lettera di Carolina

Quando il Covid è arrivato, siamo stati costretti a chiuderci in casa e a non vedere più i nostri parenti.
Si sentivano solo cattive notizie al telegiornale, si parlava solo di lavoro e nessuno si è accorto di noi bambini.

Siamo stati costretti a non vedere più i nostri amici e le nostre maestre che si sono fatte in quattro per riuscire a farci fare le video lezioni. All’inizio eravamo felici di stare a casa, ma soltanto dopo 2 giorni sentivamo la mancanza della nostra classe. Molti di noi sono stati male, in prima persona anche io che ho avuto attacchi d’ansia.

Solo adesso ci rendiamo conto che andare a scuola è più un piacere che un dovere.

Il primo giorno in cui ho rivisto le mie maestre mi sono finalmente sentita meglio.

Le piccole cose che prima davamo per scontate come il nuoto, nel mio caso, la scuola e gli amici, adesso le consideriamo un grande dono!

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