Il futuro politico della Lombardia comincia il 25 settembre

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L’esito delle elezioni politiche del 25 settembre conterà parecchio anche per le future consultazioni regionali di primavera. Constatazione quasi scontata per chi frequenta i territori della politica, ma comunque da sottolineare alla luce di alcune questioni che la rendono fin d’ora d’attualità. A cominciare dalle dichiarazioni di Letizia Moratti, la vice di Attilio Fontana, indicata come possibile o probabile ministro di un futuro governo di centrodestra, se mai la coalizione dovesse vincere alle urne tra una settimana. Dichiarazioni tese a smentire la sua eventuale disponibilità a prendere parte a un nuovo esecutivo nazionale. “Pronta per la Lombardia” ha ridetto in un’intervista al Corriere della Sera l’ex prima cittadina di Milano e attuale assessore regionale al Welfare. Traduzione: non ha intenzione di rinunciare alla candidatura a presidente in luogo o addirittura in contrapposizione a Fontana. Per il quale, Matteo Salvini, a nome della Lega, ha già speso più di una parola sulla sua riconferma alla guida di Palazzo Lombardia: “Il candidato sarà lui”.

Fine della querelle? Neanche per sogno, dato che Ignazio La Russa, uno dei colonnelli di Fratelli d’Italia, ha ribadito che attorno alla Moratti c’è interesse, che nulla può essere dato per scontato in Regione. La Russa non ha precisato se Letizia Moratti potrebbe essere la prima scelta del partito di Giorgia Meloni, ma ha fatto intendere che la sua discesa in campo non è affatto fantapolitica. Moratti che non dispiacerebbe nemmeno a Carlo Calenda, per dirla fino in fondo. Al punto che si vocifera di una sua possibile candidatura al di fuori del perimetro di centrodestra. Vero? Falso? Chissà.

E allora, cosa c’entrano le politiche? C’entrano per il semplice fatto che un risultato tiepido o, peggio, negativo per la Lega (che oggi, domenica 18, si pesa sul patrone di Pontida) rimetterebbe in discussione la leadership del Carroccio e, con essa, la ricandidatura dell’ex sindaco di Varese. A maggior ragione se, come sostengono gli analisti, Fratelli d’Italia conquistasse un successo senza precedenti anche in Lombardia. Un quadro di riferimento ipotetico, al momento. Ma nemmeno tanto irreale se, come si dice, le urne politiche rimescolassero le carte al punto da sparigliare negli equilibri, nei pesi e nei contrappesi che ora tengono in piedi il centrodestra in Regione.

Se così fosse non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi se, alla fine, lo schieramento al quale fanno capo Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia qui, in Lombardia, si frantumasse a causa dei disaccordi sul nome del candidato alla presidenza. Certo, a quel punto, gli avversari di centrosinistra troverebbero la strada spianata. A patto che riuscissero a compattarsi nell’agognato e mai realizzato “campo largo” invocato da Enrico Letta. Sappiamo però che a sinistra sono campioni nel suicidarsi politicamente. E chiunque contrapponessero a Fontana o Moratti rischierebbe di restare al palo. A meno di una resipiscenza politica della quale, almeno fino a prova contraria, non c’è ancora traccia.

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