Somma ricorda il partigiano Mossolani: «Una certa Resistenza non è mai finita»

Mossolani 25 aprile somma

SOMMA LOMBARDO – In occasione del 74esimo anniversario della Liberazione l’Amministrazione comunale di Somma Lombardo, come da tradizione degli ultimi anni, ha voluto ricordare oggi 25 aprile un partigiano sommese. Dopo Bruno Colombo e Isaia Bianco è stata la volta di Carlo Mossolani, classe 1920, morto a 24 anni ad Auschwitz. A lui è intitolato il campo sportivo di via Novara.

Chi è Carlo Mossolani

Come ricorda Carlo Ferrario nel volume “Patrioti sommesi morti per la libertà”, Mossolani fu arrestato dalle SS tedesche il 22 marzo 1944 per propaganda antifascista. Fu incarcerato a Milano, Fossoli e Bolzani prima di partire per il campo di concentramento di Mauthausen il 5 agosto, ultimo giorno di cui si ebbero sue notizie.

Nel corso della commemorazione è stata letta la testimonianza, raccolta da Ermanno Bresciani, di un altro partigiano sommese, Gianfranco Mazzini, che per ultimo vide vivo Mossolani:

“Bisogna aspettare, lasciare che quegli spiccioli di memoria escano come e quando ne hanno voglia; possiamo solo sperare di esserci nel momento in cui una persona decide di seminare i propri ricordi, per poterli raccogliere e portare a casa.

Il tempo giusto per ogni cosa prima o poi arriva.

In tutta sincerità devo ammettere che anch’io a volte ho sbagliato; come per esempio l’anno scorso, durante una visita al Campo di Concentramento di Fossoli.

Era la prima volta che vedevo quel luogo, ma per Gianfranco, il Partigiano che mi accompagnava, si trattava di un ritorno.

Nel marzo del ’44 arrestarono il suo amico Carlo con l’imputazione di propaganda antifascista. Rinchiuso a San Vittore fu in seguito trasferito al Campo di Concentramento di Fossoli.

Gianfranco mi disse che c’era un legame umano e politico molto forte tra lui e Carlo, doveva trovare il modo di rivederlo, parlargli, cercare di fare qualcosa.

Decise, insieme ad un altro Partigiano, di recarsi a Fossoli.

Raggiunsero Carpi e si nascosero presso alcuni compagni del luogo, poi una mattina si recarono nelle vicinanze del campo; al di là della rete riconobbero Carlo e si avvicinarono.

Quando lui li vide scoppiò a piangere.

-Andate via! Andate via! – gridò – Se vi vedono parlare con me vi arrestano.

Tornarono a casa con l’amara consapevolezza che per Carlo non c’era altro da fare, se non cercare di continuare la Resistenza che lui aveva cominciato.

Vicino all’ingresso del Campo chiesi a Gianfranco di indicarmi il punto dove vide Carlo, ma lui, commosso e con una voce alterata dall’emozione, mi disse:

– Non lo so… non lo so! Qui intorno diverse cose sono cambiate.

Domanda inutile la mia, perché Gianfranco stava pensando ad altro: al volto di Carlo che non rivide più, ma rimase per sempre impresso nella sua mente”.

Il discorso ufficiale del sindaco

Qui di seguito il discorso ufficiale del sindaco Stefano Bellaria tenuto al termine del corteo, partito da piazza Vittorio Veneto e culminato al cimitero davanti al monumento dei partigiani. Il 25 aprile di Somma continua questa sera alle 21 in sala polivalente di via Marconi con lo spettacolo teatrale “La Cura – Una storia per la Resistenza di Carmen Pellegrinelli” messo in scena dalla compagnia Luna e Gnac Teatro.

Da qualche giorno tiene banco sui media la polemica innescata dalle parole di un’importante figura istituzionale, secondo cui la celebrazione del 25 Aprile sarebbe cosa superata, visto che oggi (oggi?) le emergenze nazionali sarebbero altre (la lotta alla mafia) e che questa ricorrenza sarebbe oramai da ridursi ad una sorta di derby tra Comunisti e Fascisti.

Nessuno nega l’importanza della lotta a tutte le mafie. La storia della nostra Repubblica è ricca dell’esempio di servitori che hanno sacrificato a questo compito la propria vita.

Magistrati come Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino; Prefetti e uomini delle forze dell’ordine come Carlo

Alberto dalla Chiesa e Boris Giuliano; uomini politici di elevato spessore umano e culturale come Pio la Torre e Piersanti Mattarella.

Ma lo hanno potuto fare proprio in virtù di un preciso mandato che affonda le radici nella nostra Costituzione. E la nostra Costituzione Repubblicana è frutto dell’opera illuminata di uomini e donne che hanno combattuto chi con le armi, chi con l’esempio, la dittatura nazi fascista e hanno gettato le basi perché la nostra fosse una terra libera in cui ogni italiano potesse essere, nel rispetto delle leggi e della altrui libertà, “artefice del proprio destino” e fautore di un destino comune.

La lotta per la liberazione del nostro Paese fu compiuta da uomini e donne di varia estrazione sociale, e culturale e politica. Uomini e donne che ci han messo la faccia (e non per l’ennesimo selfie da postare su facebook) e talvolta la vita. Anche nella nostra Somma Lombardo sono molteplici gli esempi di impegno diretto, sin dai primi giorni del settembre 1943, nella lotta di liberazione.

Dal drappello del Savoia Cavalleria di stanza alle Fattorie Visconti che ripara in territorio svizzero per non far cadere armi e munizioni in mano tedesca, alle organizzazioni clandestine costituite nelle nostre fabbriche, guidate da futuri Sindaci; agli affiliati in clandestinità alle varie formazioni partigiane; a chi ha combattuto durante i famosi “Quaranta giorni di libertà” della Repubblica dell’Ossola. Alcuni erano appartenenti ai GAP, altri alle brigate Garibaldi, altri ancora ai Corpi Volontari per la Libertà, alcuni civili, altri militari. Molteplici colori uniti verso un unico scopo: ridare libertà e dignità alla nostra Italia.

Due anni fa abbiamo deciso di ricordare in occasione del 25 Aprile la figura di un Sommese caduto per la libertà, per fare memoria, per ringraziare, per rendere omaggio.

Oggi commemoriamo, con riconoscenza, Carlo Mossolani, giovane concittadino spirato nell’estate del 1944 a soli 24 anni nel famigerato campo di sterminio di Auschwitz.

Carlo Mossolani, un ragazzo come tanti, con i suoi sogni e le sue aspirazioni.

Sogni e aspirazioni che ha messo in secondo piano per non rinunciare al bene più grande: la sua e la nostra libertà.

Dimenticare o sottovalutare questo sacrificio, o derubricarlo come “appartenente” ad un passato da superare, significa renderlo vano.

Se oggi possiamo scegliere liberamente che fare della nostra vita, se possiamo esprimere senza timore le nostre idee, anche a costo di dire pericolose banalità, è anche merito di ragazzi come Carlo.

Ed è bene ricordarlo perché come scrisse Enzo Biagi: “Una certa Resistenza non è mai finita”, nonostante le parole in libertà (eccessiva libertà) ascoltate in questi giorni.

Mossolani 25 aprile somma – MALPENSA24