Il PD di Busto frena sull’ospedale unico: «Potenziamo quelli esistenti»

BUSTO ARSIZIO – Nuovo ospedale, il PD torna alla carica: «Parlarne oggi è fuori dalla realtà» ammette la capogruppo Dem Valentina Verga. «Meglio potenziare le strutture esistenti» rilancia il segretario del circolo cittadino Paolo Pedotti, in linea con una proposta già avanzata da tempo dal PD del territorio. «Prima la riorganizzazione dei servizi di base e di cura e il potenziamento degli ambulatori, poi il rinnovamento delle strutture ospedaliere se supera l’analisi costi-benefici» chiede il candidato sindaco Dem Maurizio Maggioni, ricordando come siano ormai «scaduti» i termini dell’intesa del 2017 sulla realizzazione del nuovo polo ospedaliero a Beata Giuliana.

Il PD ribalta la questione

Il caos sui vaccini agli Over 80 («ancora troppi si domandano quando potranno esser vaccinati, dove e in che modo») e lo stress a carico del sistema sanitario lombardo, che paga «l’insufficienza di personale e di organizzazione, emersa con il Covid ma risultata da anni di sottovalutazioni», sono le considerazioni di fondo che inducono il PD di Busto Arsizio a ricontestualizzare la questione del nuovo ospedale ripartendo dalla premessa secondo cui è «indispensabile ripensare l’organizzazione del sistema sanitario». I Dem criticano l’approccio di Idee in Comune, che aveva rilanciato la questione della necessità di un nuovo ospedale “del terzo millennio”, bollandolo come «l’esempio di una schematizzazione che indebolisce le esigenze del territorio, dei cittadini e dei Comuni di fronte al problema di un rinnovamento complesso», e sfidano l’amministrazione a «mettere il problema nel suo giusto verso – sottolinea Maurizio Maggioni  – riorganizzazione del servizi di base, organizzazione del “prendersi cura”, potenziamento dei servizi ambulatoriali e diagnostici, quindi anche
rinnovamento delle strutture edilizie ospedaliere se risulta da un’analisi costi/benefici e tenendo conto della realtà urbana del territorio edificato». Anche perché, secondo Maggioni, è Regione ad essere «latitante, sia sull’esigenza di rafforzare i servizi territoriali, sia sul nuovo ospedale», visto che i termini del Protocollo di intesa firmato da Regione, Comuni, ASST e ATS nel 2017 sono «scaduti». E anche su questo il Comune di Busto dovrebbe «pretendere risposte».

«Ripartire dagli ospedali esistenti»

Ancor più diretta la capogruppo PD in Consiglio comunale Valentina Verga: «Sentire parlare oggi di ospedale unico è a dir poco anacronistico, o forse sarebbe meglio dire “fuori dalla realtà”, e se a farlo sono il presidente di Regione Lombardia prima ed esponenti politici locali che sono anche e soprattutto medici la notizia lascia basiti. Come si può parlare di se e quando si farà un fantomatico ospedale unico se oggi l’unico ospedale che abbiamo non regge l’urto della pandemia? Carenza di medici ormai cronica, reparti uniti, spostati tra Gallarate e Busto in un tetris che ormai ha mostrato tutti i limiti…». Per Verga, «spostare l’attenzione sull’ospedale unico è solo un modo per distogliere l’attenzione dai veri problemi». Sui quali la capogruppo PD, ricordando la mozione di quasi un anno fa «che chiedeva al sindaco di farsi portavoce di una necessaria riforma del sistema sanitario Lombardo a partire dai territori», vorrebbe capire proprio dal sindaco «come stia collaborando con ASST e Regione». Ecco perché il segretario cittadino dei Dem Paolo Pedotti ribadisce la posizione del circolo di Busto sull’ospedale unico: «Partire a ragionare dal potenziamento degli ospedali esistenti, anziché realizzarne uno nuovo in una delle poche aree verdi rimaste a nord della città, rimane quanto meno un’alternativa che Regione e Comuni dovrebbero considerare».

Fontana rilancia l’ospedale unico. Ma Busto e Gallarate hanno tirato il freno

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