Il posto di lavoro non si tocca. Neanche alla Emerson

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LEGNANO – La storica azienda Emerson (ex Raimondi) di Rescaldina, per logiche esclusivamente di profitto si appresta a lasciare il territorio per approdare presumibilmente in Malesia.

Un vero e proprio schiaffo ai 120 lavoratori e lavoratrici attualmente in forza all’azienda, che si troveranno nel giro di un anno a dover fare i conti con un futuro di disoccupazione, in particolare coloro che hanno superato i cinquant’anni di età.

Uno schiaffo anche all’Alto Milanese, che si troverà a dover gestire l’ennesima area dismessa con le criticità che ne conseguiranno, dalla sicurezza all’ambiente.

Il Partito Democratico di Legnano è al fianco di coloro che, ancora una volta, vengono trattati come birilli in un gioco più grande di loro, vittime di logiche economiche e produttive feroci e insensibili ai loro bisogni e quelli delle loro famiglie. Difendere il posto di lavoro e garantire la sua continuità nel tempo è uno degli obiettivi prioritari del Partito Democratico a tutti i livelli, dal locale al governativo. Per questo promuoverà e sosterrà ogni azione che abbia il fine di risolvere al meglio la drammatica situazione dei lavoratori e delle lavoratrici della fabbrica rescaldinese.

Partito Democratico Legnano

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Il dramma che stanno vivendo i 120 lavoratori della Emerson di Rescaldina, a cui vanno aggiunti quanti lavorano nell’indotto della storica ex Raimondi, ci interroga ancora una volta sulla deriva imboccata dal nostro Paese, sull’incapacità di cambiare rotta e sull’urgenza di una ripresa e generalizzazione delle lotte per il lavoro e la sua dignità, fondamenti della nostra Repubblica.

Dallo sblocco dei licenziamenti del 1° luglio 2021 sono diverse le multinazionali che hanno deciso di cessare la produzione in Italia per trasferirla all’estero, preferibilmente dove costo del lavoro e vincoli ambientali meno stringenti permettono di realizzare maggiori profitti. Nella maggior parte dei casi si tratta di siti produttivi in buona salute, i cui dipendenti si ritrovano da un giorno all’altro, spesso attraverso comunicazioni whatsapp o email, senza lavoro.

La mobilitazione innescata dalla vertenza della Gkm di Campi Bisenzio ha prodotto, anche grazie alla collaborazione di giuristi ed esperti di diritto del lavoro, l’elaborazione di una proposta di legge per contrastare e mettere un freno alle delocalizzazioni. Tale proposta non ha ricevuto nessuna attenzione dal governo che nella manovra di bilancio si è limitato a “regolamentare” le delocalizzazioni introducendo mere procedure e penalità risibili in caso di non rispetto delle stesse, per altro applicabili solo per le aziende con più di 150 dipendenti.

Ancora una volta il governo, con i partiti che lo sostengono, si è schierato dalla parte delle multinazionali a discapito dei lavoratori. Né consola la ripresa industriale dopo lo shock della pandemia se si guarda a come si traduce in termini di occupazione, sempre più precaria quando non occasionale: secondo i dati Inps, dei 980.000 nuovi posti di lavoro creati nei primi 11 mesi del 2021, solo 164.000 sono a tempo indeterminato. Con stipendi che, unico caso in Europa, risultano in contrazione da 30 anni (fonte Openpolis su dati Ocse).

Per questo, mentre esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori della Emerson in lotta, sosteniamo la necessità di unire le forze contro chi vuole imporre lo strapotere del mercato e del profitto e per la costruzione di una società più giusta.


Partito della Rifondazione Comunista – Circolo di Legnano

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