Il sindaco di Cocquio: «Antonelli critica i test, ma lui fino adesso dov’era?»

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COCQUIO TREVISAGO – Il presidente della Provincia Emanuele Antonelli, che ora pone dubbi sullo screening dei tamponi avviato a Cocquio, “dov’era l’11 marzo, quando ben sessantadue sindaci del Varesotto hanno scritto al governatore della Regione Lombardia per avere chiarimenti e risposte? E quando il 6 aprile, i presidenti degli Ordini dei Medici e Odontoiatri di tutte le provincie lombarde (tra le quali Varese) hanno segnalato le carenze della Regione Lombardia nella gestione dell’emergenza sanitaria, il presidente della Provincia, che rappresenta tutti i comuni della provincia, non ha preso una posizione, come vedo invece si accinge a fare oggi”.

Chi scrive è il sindaco di Cocquio Trevisago Danilo Centrella. Il quale risponde alla lettera inviata da Emanuele Antonelli ai sindaci del Varesottocon un articolato e lungo intervento, di cui riportiamo alcuni stralci. Il dibattito, per riassumere, è quello in corso sulla scelta del primo cittadino di Cocquio di eseguire il tampone per mappare la diffusione del Covid-19 tra i suoi cittadini. Iniziativa che ha diviso il  mondo politico locale e regionale.

Dov’era il presidente della Provincia?

Dall’11 Marzo 2020, giorno in cui (dopo il primo caso dichiarato in Italia) l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara lo stato di “pandemia” della patologia virale da Covid19, le varie nazioni inclusa l’Italia hanno subito mostrato estreme criticità nella gestione dei soggetti positivi al virus e nell’isolamento dei malati e dei loro parenti. Questo si è verificato anche nella provincia di Varese.

(…) la difficoltà riscontrata nella comunicazione con ATS Insubria ha spinto molti Comuni (anche il mio) a mettere in campo regole molto restrittive, in quanto non era possibile conoscere e quantificare i possibili soggetti contagiosi, se non con informazioni che forniva ATS, ma con ritardo di giorni. Mentre tali regole sono state definite “folkloristiche” da alcuni sindaci che pavoneggiano un’agevole e chiara gestione territoriale, numerosi altri sindaci hanno invece denunciato una scarsa presenza territoriale di ATS in supporto ai comuni: sono ben sessantadue infatti i sindaci del Varesotto che hanno scritto al governatore della Regione Lombardia per avere chiarimenti e risposte. Non posso nasconderle che mi è dispiaciuto, signor presidente Antonelli, che, in rappresentanza della Provincia e di tutti i Comuni, Lei non ci abbia fatto sentire la sua voce a tutela e sostegno dei sindaci firmatari e di tutti i cittadini.

In data 6 Aprile 2020 i Presidenti degli Ordini dei Medici e Odontoiatri di tutte le provincie lombarde (tra le quali Varese) hanno scritto una lettera al Governatore Fontana segnalando, con spirito collaborativo, le carenze della regione Lombardia nella gestione dell’emergenza sanitaria ed esprimendo la necessità di esecuzione di test immunologici prima della ripresa del lavoro, per evitare il rischio di nuovi contagi; anche in tale occasione Lei, Sig. Presidente, che rappresenta tutti i comuni della provincia, non ha preso una posizione, come vedo invece si accinge a fare oggi.

Sullo screening in corso a Cocquio

(…) Non entro nel merito di problematiche sanitarie del trattamento domiciliare dei pazienti Covid e sospetti Covid, né del supporto che ATS ha garantito o meno nel nostro territorio, così come delle indagini epidemiologiche effettuate, dei tamponi dei soggetti sintomatici e del supporto ai medici di Medicina Generale. Entro però nel merito, come medico e come Sindaco, della campagna di screening che il mio comune ha effettuato. Ciò per evitare fraintendimenti interpretativi e opinioni diverse in base al colore politico dei Sindaci: perché vede, presidente Antonelli, l’unico vero atteggiamento democratico lo ha avuto il Coronavirus, che ha colpito tutti, destra e sinistra, ricchi e poveri, giovani e anziani.

Premesso che lo screening anticorpale sierologico non serve a dare il “patentino di immunità” al singolo soggetto, ma è utile per avere una visione ad ampio raggio della contagiosità della popolazione, non è mio compito mettere in evidenza i possibili requisiti di un test, per esempio quello testato al Policlinico San Matteo, di dichiarata altissima sensibilità e specificità (ma del quale non è ancora a mia disposizione la scheda tecnica), e delle ripercussioni su incompatibilità per royalty degli sperimentatori e dei ricorsi di altre aziende per l’affidamento diretto di regione Lombardia.

Mio compito però è rassicurare Lei sulla regolarità dei test effettuati nel nostro Comune. (…) Lo studio è supportato da ricercatori del CNR di Roma e dell’Università di Genova, in collaborazione con i Comuni aderenti (Comune di Robbio e limitrofi), per un totale di 15.000 casi, che si riveleranno assai utili a fini scientifici e che potranno essere in ausilio alle diverse fasi di ripresa dell’attività lavorativa che i cittadini del nostro territorio si apprestano ad affrontare. Perché questo è il punto: è in atto una pandemia virale, ci apprestiamo alla “fase 2”, e non abbiamo ancora un’idea precisa e reale di quanti soggetti sono realmente contagiosi o immunizzati.

(…) Peraltro, in merito alle sue preoccupazioni sull’eventuale inaffidabilità di alcuni test utilizzati nella nostra nazione, mi permetto di sottolineare che il Comitato Tecnico Scientifico e il Ministero della Salute hanno identificato le piattaforme che dovranno essere utilizzate per l’esecuzione ed il processamento dei test sierologici, ossia con sistemi Clia e/o Elisa, esattamente quelli utilizzati a Cocquio Trevisago.

Siamo tutti sulla stessa barca

Laddove lei sostiene che le decisioni in tema di tamponi e screening siano questioni che vadano risolte “unitariamente e uniformemente”, mi sarei aspettato che usasse anche il termine “rapidamente”, dal momento che, se è vero (come è vero) che siamo tutti sulla stessa barca, la barca non deve essere frenata, ma deve anzi accelerare per contrastare la contagiosità di questo nuovo ed imprevedibile virus. La nostra quindi è sì una “fuga in avanti”, come da lei espresso, ma il nostro senso di fuga è inteso come corsa, corsa contro il tempo, non certo come un atto di chi scappa.

Ats ha deciso di collaborare con Cocquio

Sono contento che anche ATS Insubria, dopo che in un primo periodo è arrivato a diffidare la nostra azione, abbia ora deciso di collaborare, e mi auguro voglia prendere in esame i risultati dei test. Sarebbe auspicabile che chi svolge ruoli chiave in questo momento di grave emergenza guardasse sempre avanti, per esempio alle nazioni europee e alle regioni italiane che scientificamente, e con una strategia vincente, hanno già effettuato campagne di screening epidemiologici, preparando adeguatamente i cittadini alla fase di riapertura.

(..) sarò quanto mai interessato, in quanto è mio fermo intento utilizzare tutti i mezzi che la scienza medica, attraverso lo Stato, la Regione, ATS sarà in grado di offrire. Sono quindi più che disposto ad agire insieme, ma agiamo in fretta, a tutela delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Dobbiamo imparare da chi è stato più veloce e capace di noi, ed essere più rapidi della diffusione virale. Perché se alla popolazione è richiesto isolamento, alle amministrazioni è richiesta velocità e determinazione, ora più che mai.

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