In Europa venti di guerra

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di Ivanoe Pellerin

Cari amici vicini e lontani, l’ombra del terrorismo islamico è presente in Russia da molto tempo. Il gruppo jihadista che si è accollato la responsabilità della strage del 25 marzo alla sala concerti Crocus City Hall a Mosca, di gran lunga il più sanguinoso degli ultimi anni, non è nuovo a questo genere di aggressioni. L’Isis ha iniziato a rivendicare azioni terroristiche in terra russa con almeno 14 attacchi dal 2015 la 2019, alcuni senza vittime, altri con decine di morti, come quello negli Urali del 2017. Certo, quest’ultimo ha creato un notevole rumore non solo per il numero delle vittime ma anche per la sensazione che la carneficina, realizzata proprio nella capitale, abbia sorpreso i servizi di sicurezza russi che, considerati dall’estero oltremodo efficienti, (pare) sarebbero stati avvisati dell’attacco dai loro equivalenti occidentali.

Sul suolo europeo la situazione è oltremodo complicata. L’esercito russo è riuscito a logorare notevolmente le forze ucraine dopo il fallimento della controffensiva di Kiev; ha conseguito qualche lieve successo nel territorio di Donetsk con la presa della cittadina di Avdiivka e a Bakhmut; bersaglia quotidianamente Odessa, la città con il grande porto sul Mar Nero; ha guadagnato circa 500 Km quadrati di territorio ucraino con un notevole numero di perdite. Le ultime vittime civili di questa offensiva sono tante, più di diecimila, tra i quali almeno 600 bambini, ma questo non interessa nessuno. All’ONU si parla solo dei morti palestinesi. Sono almeno 100.000 i caduti militari, due terzi russi e un terzo ucraino. Nella notte fra il 28 e il 29 marzo l’esercito russo ha lanciato un potente attacco missilistico contro le strutture energetiche dell’Ucraina mettendo in difficoltà l’approvvigionamento elettrico in alcune regioni.

Intanto le forniture belliche occidentali sono molto scarse, soprattutto nel munizionamento. Cannoni e carri armati non sono sufficienti a far fronte al fuoco nemico. Servizi e rifornimenti sono al limite. In questa situazione l’esercito ucraino sta rapidamente creando delle fortificazioni a ridosso del confine orientale per ostacolare il nemico ma occorrono ricambi anche per i soldati al fronte. Insomma la situazione è difficile e l’Europa vacilla, forse attraversata dai forti venti delle elezioni ormai prossime. Uguale situazione negli USA dove Joe Biden incontra molte difficoltà non solo da parte dei repubblicani ma anche nel suo stesso partito poiché l’ala sinistra dei democratici detesta Gerusalemme ma anche Kiev. L’idea che la difesa dell’Ucraina è la difesa della cultura, delle libertà, delle democrazie occidentali non è accettata da tutti i popoli a ovest del confine russo. L’idea che la pace possa essere dettata e voluta a tavolino o addirittura nei salotti buoni dei benpensanti trova ancora molti sostenitori. Gli stessi che rifiutano la forza militare come deterrenza e fondamentale elemento dissuasivo proprio nei confronti della guerra.

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Ivanoe Pellerin

Intanto l’orso russo fa sentire i suoi bramiti. Putin continua a sostenere che nella strage del 25 marzo vi è stata la connivenza e i soldi dell’Ucraina, almeno come mandante, e del sostegno dei servizi segreti occidentali. Lo “zar” avverte l’Europa quando afferma con energia: “Gli F16 a Kiev? Se li usano li colpiremo anche nelle vostre basi. Se verranno utilizzati anche da paesi terzi, per noi saranno un obiettivo legittimo, non importa dove si trovino.” Poi aggiunge che non ha alcuna intenzione di attaccare la NATO. (Davvero?) Intanto l’intelligence statunitense avrebbe informato dei disegni minacciosi della Russia circa la Transnistria. Vi ricordo che la Repubblica Moldava della Transnistria è uno stato indipendente de facto non riconosciuto dall’ONU essendo considerato parte della Moldavia, autoproclamatosi indipendente il 2 settembre 1990 ma sotto protettorato russo. Infatti sul suo territorio è presente un contingente militare dell’esercito di Mosca.

I paesi dell’Europa dell’est, che hanno conosciuto il giogo sovietico, sono giustamente in allarme. Il confine polacco è stato recentemente sorvolato da missili russi e si è alzata l’aviazione in difesa. Attualmente la NATO ha concentrato in Polonia 100.000 uomini, completamente attrezzati. Il Primo ministro lituano, Gabrelius Landsbergis, e la premier estone Kaja Kallas, riferendosi all’iniziativa di Emmanuel Macron che ha alzato i toni circa un eventuale impegno dell’occidente nel conflitto ucraino per puntare sull’”ambiguità strategica”, hanno condiviso: “Penso sia un segnale da mandare alla Russia”. Il Presidente ceco, Petr Pavel, ha sostenuto le parole di Macron. Il Primo ministro lettone, Edgars Rinkevics, ha parafrasato una citazione di Catone il Censore: “Russia delenda est”. Probabilmente una battuta, non credo volesse inneggiare ad un conflitto armato. Al contrario, parole difficili e inquietanti sono state pronunciate dal Primo ministro polacco Donald Tusk: “Viviamo in tempi nuovi, in un’epoca prebellica.”

Sul Corriere della Sera del 28 marzo l’ottimo Taino ha ricordato le parole della Prima ministra britannica, Margaret Thatcher quando disse al presidente George Bush (padre) di fronte all’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein: “Gli aggressori devono essere fermati e buttati fuori. Un aggressore non può guadagnare dalla sua aggressione.” Ma allora le democrazie avevano come guida i Churchill, i Roosevelt, i De Gaulle. Oggi Putin, Hamas, gli Ayatollah, persino gli Houthi eterodiretti dall’Iran, vedono le nostre democrazie impacciate e deboli e interpretano queste timidezze come il loro declino e la loro incapacità ad affrontare la nuova realtà del mondo che cambia. Al contrario, io penso che alla lunga le nostre democrazie siano molto più forti di quanto sembrino e di quanto gli autocrati affermino e che siano in grado di accettare le sfide e le minacce che il nuovo mondo propone.

Cari amici vicini e lontani, giunge ora notizia che due aerei militari russi sono stati intercettati dai nostri caccia nei cieli sul Mar Baltico. La Finlandia, che ha un confine con la Russia lungo 1.340 Km, è giustamente preoccupata dopo che le intelligence occidentali hanno rivelato importanti manovre militari dell’esercito di Mosca lungo i suoi confini. Proprio quando la situazione diventa difficile occorre avere lucidità, controllo e capacità di valutare correttamente gli avvenimenti senza farsi prendere la mano e senza che questi venti di guerra travolgano tutta l’Europa.

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