Inchiesta tangenti, spunta il nome di Buscemi per un caso di corruzione

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MILANO – Spunta anche il nome di Massimo Buscemi, ex assessore lombardo all’epoca di Roberto Formigoni e nei mesi scorsi condannato nel processo per le spese pazze al Pirellone, nell’inchiesta della Dda di Milano su un vasto giro di mazzette e appalti pilotati. Negli atti allegati e depositati, infatti, c’è anche un capitolo che riguarda «bandi di gara per l’aggiudicazione del servizio di riscossione coattiva delle entrate dei comuni» e nel quale Buscemi viene indicato dagli inquirenti tra i «corruttori» e in rapporti con Nino Caianiello, il «burattinaio» del sistema scoperchiato con gli arresti di quattro giorni fa.

Affari sulla riscossione coattiva dei tributi

Dagli atti emerge che almeno dal settembre scorso i pm stanno indagando, infatti, anche su «una nuova condotta corruttiva» in favore «di una particolare società che, attraverso l’ingerenza politica» di Caianiello «opererà sugli amministratori pubblici dei comuni di Gallarate, Busto Arsizio e Cassano Magnago, nonché sugli amministratori delle aziende a partecipazione pubblica coinvolte». Il «disegno», scrivono gli inquirenti, «vedrebbe Massimo Buscemi quale corruttore», che avrebbe «già promesso una iniziale dazione di denaro» da consegnare a Caianiello. Buscemi è stato per diversi anni un esponente di primo piano di Forza Italia proprio in provincia di Varese; residente a Gallarate, prima di trasferirsi a Milano, ha gestito il partito da una posizione dominante accanto a Caianiello. Col quale, a un certo punto e per un lungo periodo, ruppe i rapporti . Buscemi è stato tra gli artefici del “licenziamento” del sindaco forzista Angelo Greco, reo di non rispondere ai diktat dei berlusconiani di Gallarate. Notevole la sua influenza negli anni anche sul versante della sanità, specialmente nelle aziende ospedaliere del Varesotto.