Inchiesta tangenti, Miano risponde al pm: «Ha ammesso di aver fatto degli errori»

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GALLARATE – Interrogato per 8 ore in due giorni l’architetto gallaratese Piermichele Miano, considerato dagli inquirenti vicino  Nino Cainiello, e con lui coinvolto non in una ma in due inchieste, la prima, quella risalente ai primi anni 2000 relativa all’area ex Maino che ha portato alla condanna di Caianaiello in via definitiva a tre anni per corruzione, e la più recente Mensa dei poveri che ha portato all’arresto del Mullah plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese lo scorso 7 maggio, ha dato la sua versione dei fatti. «Ha ammesso di aver fatto degli errori», dice soltanto il difensore Cesare Cicorella.

«Cedette alle lusinghe di Paggiaro»

Paradossalmente la principale vicenda che colpisce Miano nell’ultima indagine vede un terzo, anche lui nome notissimo e riconducibile al primo processo, protagonista: Leonida Paggiaro (a sua volta arrestato), imprenditore gallaratese che riferì delle richieste di Caianiello per l’ex Maino e che anche nell’attuale indagine collega il Mullah alla famosa tangente «Al quadrato» che ha lasciato sbigottiti gli inquirenti. Proprio in seguito a quella prima condanna Caianiello avrebbe dovuto risarcire a Paggiaro 125mila euro. I due si accordarono: Paggiaro avrebbe scontato il risarcimento fingendo di averlo incassato, in cambio di un cambio di destinazione di un’area di sua proprietà in seno alla variante del Pgt di Gallarate. «Il mio assistito ha risposto serenamente alle contestazioni – ha detto Cicorella – Riconoscendo di aver commesso degli errori». Miano non si sarebbe reso «Conto che ci fosse qualcosa di illegale e ha ammesso di aver ceduto alle lusinghe di Paggiaro», ha aggiunto l’avvocato. Sempre senza rendersi conto dei contorni della vicenda avrebbe dato consigli al progetto «Pur non essendo più iscritto all’ordine degli architetti», ha precisato Cicorella. Miano, ad un certo punto, si sarebbe però allontanato da tutta la vicenda. «Si è sinceramente pentito – dice Cicorella – Pur non avendo intuito il presunto contesto di illegittimità inquadrato dagli inquirenti. E’ pentito e ha risposto a tutte le domande del pm. Soffre per essere sottoposto a misura di custodia cautelare, depositerò a breve un’istanza con la quale chiederemo la revoca o in subordine l’attenuazione della misura».

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