Italiani bloccati in UK, la sommese Aurora Medonica: «Non sono lì, ma vi penso»

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SOMMA LOMBARDO – «Un messaggio alla famiglia, esteso poi a tutte le persone a cui voglio bene». Nulla di più. La sommese Aurora Medonica può solo mandare un messaggio d’affetto a chi la sta aspettando in Italia. Dal 2015, infatti, vive a Oxford in Inghilterra, come infermiera specializzata in terapia intensiva cardiotoracica all’Oxford University Hospital Foundation Trust. Oltre a essere una degli applauditi professionisti che ogni giorno affrontano in prima linea l’emergenza Covid, è fra gli italiani all’estero che quest’anno hanno dovuto rinunciare alle feste in famiglia. Ma non ha rinunciato alla famiglia. Tentativi – anche rocamboleschi – di improvvisare una partenza last minute non hanno portato a nulla. Solo a un video dalla sua stanza di Oxford, rivolto ad amici e parenti. Un modo per dire «non sono lì, ma vi penso».

Un’Odissea che si conclude con un video

Il Regno Unito, negli ultimi giorni, si è ritrovato letteralmente isolato dal resto d’Europa, a causa della “variante inglese” del Coronavirus. Lo stato d’allarme generato dalla mutazione del virus ha portato – fra le altre – allo stop delle partenze. E sotto Natale. Vien da sé che la prima vera reazione è stata il caos. «Avevo prenotato un volo per il 21 dicembre, dovevo partire la mattina presto», ha raccontato l’infermiera sommese. Poi la telefonata della madre Dolores. «Mi ha detto che non ci sarebbero state più tratte verso l’Italia. Così ho prenotato d’istinto il primo volo disponibile, nella speranza di partire con un po’ di anticipo e tornare prima che tutto chiudesse». Ma nulla. E così un terzo tentativo, in direzione svizzera. «Pensavo di atterrare a Ginevra e da lì rientrare con un treno». Anche in questo caso, un buco nell’acqua. Tre voli aperti, e nessuno che potesse portarla a casa. Rabbia e malinconia, ma alla fine Aurora ha dovuto fare i conti con la situazione e rassegnarsi. Da lì, l’idea di un video. «Non volevo incitare le persone ad abbracciarsi, perché non si può, ma volevo comunque mandare un messaggio alla mia famiglia e agli amici», ha spiegato. «Ho scelto di fare un video, in cui utilizzo dei cartelli per chiedere alle persone di trasmettere affetto a chi gli è vicino. Ho cercato qualcosa di impatto, per dire a mia madre, a mio padre e a mia sorella che non sono riuscita a tornare. Ma che ce l’ho messa tutta». Ma su una cosa è stata chiara: «Nonostante tutto, non deve essere interpretato come un segnale di tristezza. Ora abbiamo tutti bisogno di un momento che ci faccia pensare e sorridere».

Nei panni dell’infermiera

La crisi però c’è. E Aurora lo sa bene. Ogni giorno che passa in corsia le ricorda che «con questa situazione non si scherza». Accettare il fatto di non poter rientrare in Italia, per lei, è anche una questione di lavoro. Per un momento ha quindi rimesso il camice da infermiera e ha raccontato le sue ultime giornate in ospedale. «Fino a oggi, a Oxford, siamo stati abbastanza fortunati e siamo sempre riusciti a gestire i casi». Ma poi le cose sono cambiate. «Ora stiamo vivendo un vero e proprio boom di contagi. Ci stiamo preparando ad accogliere molte persone in terapia intensiva». Anche i numeri in Italia non sono del tutto rassicuranti, anzi. Dunque l’infermiera sommese approfitta dell’occasione per fare un po’ di “propaganda medica”. «Non c’è molto da girarci intorno: la chiave adesso è il vaccino», ha detto. «Bisogna avere fiducia negli studi e seguire tutte le norme che vengono ormai ribadite da mesi».

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