La destra varesina che canta Bella ciao

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Potevamo pensare, soltanto una manciata di anni fa, che Fratelli d’Italia stigmatizzasse la croce uncinata vergata davanti alla pietra d’inciampo che, a Gallarate, ricorda il sacrificio del partigiano Arconti? Potevamo pensare che un sindaco dello stesso partito di destra – Emanuele Antonelli, primo cittadino di Busto Arsizio – citasse, nel suo intervento per le celebrazioni del 25 Aprile, Bella ciao? E, di più, elogiasse la lotta di Liberazione? No che non potevamo pensarlo. Troppe le situazioni che, da quella parte politica, testimoniano il fastidio per una storica data ritenuta esclusiva della sinistra.

Invece è accaduto che i meloniani gallaratesi definissero “gesto vile” l’aver imbrattato il muro davanti alla pietra d’inciampo per Vittorio Arconti. Testuale: “Gesto perpetrato da fanatici che nell’ombra inneggiano a estremismi che non collimano con i valori costituzionali di libertà e democrazia su cui si fonda l’Italia”. La firma in calce al comunicato è di Stefano Romano, coordinatore cittadino della formazione di destra. E, ancora, non passano sottotraccia le parole di Antonelli nel suo discorso celebrativo. “Ripassiamo la storia di una nazione che ha saputo combattere e ritrovare la democrazia e la libertà”, e ancora: “Celebrare la ricorrenza del 25 Aprile, rendere omaggio ai Caduti, ricordare il loro sacrificio significa riconoscersi in quell’esempio”. Per concludere citando Liliana Segre e, appunto, Bella ciao.

Forse nell’universo di un certa destra, quella più dialogante o, diciamolo sottovoce, che percepisce la crescita elettorale che potrebbe garantirle la leadership dello schieramento di cui fa parte, si fa strada l’opportunità di modificare contenuti e toni. Di adattarli al sentiment di una parte di elettorato che in precedenza non ha mai votato né Fratelli d’Italia né Alleanza nazionale né, tanto meno, Movimento sociale; ma che oggi, per una serie di ragioni, pare intenzionata ad accordarle il proprio consenso. Forse.

A meno che in provincia di Varese vada accreditandosi una nuova destra, sempre anticomunista (ci mancherebbe), ma meno radicale, titolare di un’ideologia riveduta e corretta. Una destra moderata, pronta addirittura a smentire un lato della sua storia passata e recente, che al 25 Aprile e alla Resistenza ha sempre guardato con disprezzo, capace di giustificare anche gli eccessi dei “fanatici” contestatori e i vuoti alle manifestazioni per la ritrovata libertà nella primavera di 77 anni fa.

Era Ignazio La Russa, uno dei capataz dei Fratelli, che sosteneva come, il 25 aprile, lui ricordasse sì i Caduti, ma quelli della Repubblica di Salò. Non si può nemmeno dimenticare che in provincia di Varese è stato spesso celebrato il compleanno di Hitler e che, sempre nel Varesotto, operano gruppi che svillaneggiano la Resistenza partigiana e propagandano la destra estrema, senza preoccuparsi di salutare romanamente anche in pubblico. Episodi, prese di posizione, commenti che si contraddicono, e un po’ confondono. Ma se certe resipiscenze sono sincere vuol dire che qualcosa sta mutando anche a destra, quanto meno rispetto a un passato che ci riguarda tutti. Nel segno della libertà.

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