La guerra preventiva di Fratelli d’Italia a Busto e Gallarate

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Se Giorgia Meloni con tante ragioni s’indigna per le dichiarazioni di un pentito (soldi a un clan di nomadi per la campagna elettorale del 2013) e parla di macchina del fango contro “l’unico partito d’opposizione, come fossimo in un regime”, Fratelli d’Italia in provincia di Varese è impegnato in una sorta di guerra preventiva per le candidature a sindaco alle prossime amministrative.

Episodi diversi nella sostanza, accomunati dalla stessa matrice d’appartenenza; un simbolo, quello dei “Fratelli”, che i sondaggi danno in crescita esponenziale, prossimo al 18 per cento dei consensi. Mai accaduto in passato, facile pensare che qualcuno cerchi di delegittimarlo utilizzando metodi per nulla ortodossi. Ma anche che sia ovvio ritenere, in scia all’inusitato quanto ipotizzato potenziale alle urne, come i diretti interessati cerchino di far valere il loro peso, presunto o reale che sia. Come accade tra Gallarate e Busto Arsizio, con una tattica fin troppo scoperta per non apparire scontata.

In buona sostanza, a Busto Arsizio il primo cittadino uscente, Emanuele Antonelli, è al centro di uno scontro politico che ha come obiettivo la sua ricandidatura. Antonelli, sostenuto senza condizioni dal partito della Meloni e da alcuni satelliti di scarsa rilevanza che però gli si aggrappano come le cozze agli scogli per ricevere futuri benefici, non ha più il consenso unanime del centrodestra. Per suoi errori comportamentali, a cominciare dal farsesco quanto imbarazzante tentativo di danneggiare il supermercato delle Coop, fino al dispotismo che lo caratterizza e lo induce addirittura a censurare la stampa. E per il fatto che la Lega pretende, dopo quindici anni di anticamera, di avere un suo candidato alla poltrona più importante di Palazzo Gilardoni. La Lega, ma pure Forza Italia, che da dietro le quinte briga per scalzare Antonelli. Insomma, ricandidato a dispetto della maggioranza della coalizione.

Possibile? Qui sta il nodo da sciogliere. E qui sta la pretattica del partito di destra, concretizzata con un punto interrogativo attorno al leghista Andrea Cassani, primo cittadino di Gallarate, anch’egli in odore di riconferma per conto di tutto il centrodestra. Ma soltanto se a Busto ci sarà ancora Antonelli. In caso contrario salterebbe l’appoggio a Cassani di Fratelli d’Italia. E, per effetto domino, finirebbero in un mucchio gli equilibri dello schieramento lungo l’intera provincia. In primo luogo a Varese: sai che sconquasso.

Per dirla in un altro modo, Busto Arsizio è il centro nevralgico della politica locale. E Gallarate è il pretesto per fare pressione sulle scelte bustocche, tanto più che su Cassani pende la spada di Damocle giudiziaria del suo possibile rinvio a giudizio per una vicenda marginale dell’inchiesta Mensa dei poveri. Un motivo in più per tenere tutti sulla corda. Insomma, una vera e propria guerra preventiva. Benché alle urne manchino ancora parecchi mesi, e molto potrebbe essere influenzato dalle dinamiche romane, il Basso Varesotto si rivela un crogiolo politico molto interessante. E altrettanto pasticciato. Dentro il quale Fratelli d’Italia gioca la partita della vita, rischiando però di avere attaccanti spuntati, sul filo del fuorigioco. Proprio come a Busto Arsizio.

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