La Lega fa quadrato in consiglio federale: «Vogliamo Salvini al governo»

MILANO – «Piena fiducia» in Matteo Salvini segretario della Lega, che al governo dovrà avere «un ruolo di primo piano». Il consiglio federale in via Bellerio spazza via le voci di spaccature interne e riafferma la compattezza del partito attorno al suo leader, finito nel mirino dopo la delusione del magro bottino elettorale dell’8,7%. E Salvini si fa immortalare nella foto fatta circolare all’esterno, sorridente e seduto a fianco di Luca Zaia, il “Doge” del Veneto che in molti invocano per una svolta dopo il tracollo elettorale del 25 settembre.

Passo indietro? No, avanti

Niente strappi: «La Lega potrà recuperare il consenso grazie ai risultati che otterrà nel governo di centrodestra – e Matteo Salvini avrà un ruolo fondamentale – ripartendo anche dall’ascolto del territorio e dalla valorizzazione dei tanti amministratori a partire dai governatori» si legge nella nota ufficiale trasmessa dalla segreteria. E da quanto emerge dai racconti di chi era presente, nessuno avrebbe chiesto a Salvini un passo indietro. Anzi, uno avanti. Un dicastero di peso nel governo. E se Meloni non sembra disposta a cedere sul Viminale, non potrà che essere un ruolo di primo piano.

Salvini al governo

«La richiesta della Lega che esce dal direttivo federale è che il nostro segretario Matteo Salvini abbia un ministero di peso – riferisce il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari – è il miglior modo per rilanciare la nostra azione politica. È naturale che la Lega chieda che il suo uomo di punta faccia parte del governo. Poi se sarà vicepremier lo vedremo. La richiesta di oggi è che faccia parte del governo con un ruolo importante». Del resto lo aveva detto anche l’ex ministro Francesco Enrico Speroni nel pomeriggio: «Siamo pur sempre il secondo partito, e non può essere messo in un cantuccio».

Tensioni fuori dalla porta

Le tensioni, dunque, sono rimaste fuori dalla porta della sala riunioni di via Bellerio, dove si è celebrato il consiglio federale del post-elezioni. Sui banchi c’erano tutti: con il segretario Matteo Salvini i suoi vice Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Andrea Crippa, i capigruppo Molinari, Massimiliano Romeo e Marco Zanni, ma soprattutto i governatori del Nord Attilio Fontana, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, oltre a Maurizio Fugatti. Sono proprio loro a lanciare i messaggi più eloquenti: se Zaia si siede accanto a Salvini, Fedriga all’uscita afferma che è andato «tutto bene», mentre Fontana rilancia: «Benissimo».

Prima i congressi

Proprio i governatori hanno strappato a Salvini l’anticipazione del calendario dei congressi, con quelli provinciali entro fine anno e quelli regionali da celebrare a gennaio, ma anche un maggior coinvolgimento nelle scelte strategiche di governo. Settimana prossima ci sarà un altro consiglio federale «per costruire insieme il governo di centrodestra», mentre tra le priorità dell’azione del futuro esecutivo la Lega chiederà provvedimenti contro il caro-bollette, quota 41 e l’autonomia regionale, «tema da inserire nel primo Consiglio dei Ministri».

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