«La mafia non è scomparsa»: Rosy Bindi incontra studenti e pensionati a Varese

VARESEDue generazioni a confronto sulla cultura della legalità e la lotta alla mafia a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992. Giovani e anziani si sono incontrati questa mattina, giovedì 28 aprile, al De Filippi di Varese in una giornata organizzata dallo Spi Cgil. Testimonial di eccezione l’ex ministro Rosy Bindi. «La mafia uccide meno ma non è scomparsa – ha detto – la sua capacità vera è quella di inabissarsi e non manifestarsi. Va rafforzato il senso di legalità in tutti noi».

L’appuntamento

All’incontro intergenerazionale hanno partecipato i pensionati della Cgil di Varese e gli studenti del liceo scientifico Ferraris, che hanno seguito nei mesi scorsi un progetto didattico sulla legalità, in quello che è stato anche un confronto tra la memoria e il bisogno di sapere. Da un lato la memoria di chi ha vissuto gli anni in cui la mafia dichiarava guerra allo Stato uccidendo i suoi uomini migliori; dall’altro il bisogno di sapere degli studenti che rischiano di conoscere la guerra di mafia solo come fatto storico. Tra gli interventi dal palco anche quello del segretario generale della Cgil di Varese Stefania Filetti. «Le organizzazioni mafiose sono molto presenti anche nel territorio della provincia di Varese e nessun comune può dirsi immune. Sono attive in vari settori, dall’edilizia alla gestione dei rifiuti e alla logistica, ma anche nella pubblica amministrazione e sanità e nelle attività commerciali. Sul territorio sono stati sequestrati 110 beni immobili alle organizzazioni mafiose».

1992 anno tragico e di riscatto

Quindi ha portato la sua testimonianza l’ex ministro Rosy Bindi, che ha ricoperto per 5 anni, dal 2013 al 2018, l’incarico di presidente della Commissione parlamentare antimafia. Ha parlato della lotta alla mafia a partire dal 1992. «È restato nella memoria come un anno tragico nella vita del nostro paese – ha detto – ma dobbiamo anche ricordarlo come l’anno della rinascita e del riscatto. La stagione stragista delle mafie ha provocato una forte reazione da parte delle istituzioni, che si sono dotate di legislazioni e strumenti adeguati a partire dalla magistratura e dalle forze di polizia per combattere il fenomeno mafioso, e c’è stata anche una grande reazione della coscienza civile del nostro paese. Quel 23 maggio e quel 18 luglio sono impressi nella memoria di tutti noi: Falcone e Borsellino e tutti coloro che hanno dato la vita per difenderli sono considerati un punto di riferimento della democrazia del nostro paese».

Come è cambiata la mafia

Dalla mafia delle stragi si è passati in questi 30 anni ad un nuovo tipo di mafia. «Abbiamo costretto la mafia a cambiare – ha osservato Rosy Bindi – e in particolare dalla stagione della lotta a Cosa nostra si è rafforzata sicuramente la ndrangheta, abbiamo avuto anni molto feroci anche a causa della camorra che è stata sconfitta nei suoi aspetti più violenti. Non è scomparsa la mafia nel nostro paese, di questo dobbiamo essere consapevoli. La caratteristica vera della mafia è la capacità di inabissarsi, di non manifestarsi, perché sa bene che quando si manifesta noi reagiamo». Quindi ha parlato dell’espansione della ndrangheta, che si è radicata da anni anche in Lombardia, che viene considerata la quarta regione di insediamento mafioso.

Mafie ed economia

Rosy Bindi ha poi sottolineato il fatto che la mafia spesso non ha neanche bisogno di minacciare la violenza, perché «viene anche cercata da un’economia malata che ritiene di potersi riscattare anche grazie all’aiuto economico che le associazioni criminali possono dare». Quindi il percorso di lotta alle mafie che continua. «È più facile sollevare le coscienze di fronte ai morti e alle bombe, è un po’ più difficile spiegare quanto siano pericolose le false fatturazioni, il riciclaggio del denaro, gli appalti truccati, eppure dobbiamo farlo a partire dalll’educazione della coscienza dei giovani incominciando a dir loro che l’uso di qualsiasi sostanza stupefacente è un finanziamento alle mafie e che le mafie sono un furto di democrazia, in modo particolare grazie a questa loro prenotazione nel mercato e nell’economia». Infine ha sottolineato l’importanza di educare i giovani e la popolazione intera alla legalità.