La politica degli opportunismi. A Roma e nel Varesotto

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Nel linguaggio edulcorato di Confindustria, ripreso paro paro dal comunicato ufficiale di Univa diffuso al termine della conferenza stampa di oggi, 4 febbraio, dell’associazione datoriale, alle viste c’è “il rischio di un aggrovigliarsi del clima politico”. Più che un rischio, una constatazione alla luce di quanto già accade tra gli alleati gialloverdi. Di sicuro, gli industriali varesini denunciano una forte preoccupazione rispetto al futuro dell’economia e, quindi, del Paese, anche in forza dell’instabilità politica.

Detto questo, proprio per il groviglio dei rapporti interni sorge spontanea la domanda: durerà oppure no l’esecutivo di Giuseppe Conte? Gli analisti sono più o meno concordi nel rinviare l’eventuale crack a dopo le elezioni europee di fine maggio. Quello è il momento per tirare le somme e definire se conviene, più alla Lega che ai Cinque Stelle, l’apertura anticipata delle urne. Con molta probabilità, sino a primavera si cercherà di tenere botta, nonostante tutto quello che sta girando intorno. Dalla Tav, al processo a Salvini, per finire alla doppia questione fiscale ed economica.

Tutti gli indici si orientano al negativo, benché Palazzo Chigi e dintorni intravvedano una straordinaria ripresa. Ma sono gli unici, a fronte di unanimi pareri che annunciano il peggio. Per restare ad Univa “quota 100 e reddito di cittadinanza non smuoveranno di una virgola le capacità di crescita del Paese”. Per non parlare delle infrastrutture, a cominciare dall’ Alta Velocità e da Pedemontana. Per Di Maio e compagnia cantante non s’hanno da completare, per Salvini e soci restano interventi irrinunciabili. Pleonastico ripetere i termini dello scontro. Doveroso ribadire quale sia invece l’importanza di simili opere. “L’analisi dei costi e dei benefici sconsiglia di continuare i lavori” sostengono i signori del “no”. “Mancano di una visione complessiva” ribattono coloro i quali invece premono per riconfermare i cantieri. Come dar torto a questi ultimi? Se nel Dopoguerra gli industriali bustocchi che diedero vita a Malpensa si fossero soffermati sui “costi e benefici” del momento, mai avrebbero realizzato l’aeroporto della brughiera, oggi infrastruttura fondamentale per l’economia del Nord e non solo.

Basterebbero le vicende della Tav per mandare all’aria il governo. Di più, ci sono le posizioni contrastanti nella coalizione su mille altre faccende a rendere precario l’esecutivo. In altre epoche la crisi sarebbe già ufficializzata da settimane, se non da mesi. Allo stato mancano però alternative: la Lega, anche con il sostegno dei gruppi di centrodestra, non riuscirebbe ad avere una maggioranza in parlamento. Per questo abbozza. Per questo e per i sondaggi che la danno in costante aumento nei confronti degli alleati “stellati” che invece perdono consensi. Così, col conforto dell’eventuale bottino delle europee, dato per scontato che i sondaggi non sono il Vangelo, potrebbe far saltare il banco dopo l’appuntamento elettorale di maggio.

Scenario possibile quanto probabile a livello nazionale. Forse meno sostenibile in sede locale. Qui, nel Varesotto, le fibrillazioni sono palpabili. Forza Italia non ha affatto gradito la nascita di un contenitore contiguo alla Lega, Lombardia ideale di Attilio Fontana, destinato a mietere voti nel campo dei moderati, scontenti della politica berlusconiana ma in disaccordo con Salvini. Il nervosismo serpeggia tra le truppe azzurre, potremmo scrivere in un sussulto di retorica. Ma è molto difficile che accada subito qualcosa di traumatico. Persino a Busto Arsizio e a Villa Recalcati, sede della Provincia, dove i forzisti e parte dei leghisti sono insofferenti al decisionismo (eufemismo) del sindaco e presidente Emanuele Antonelli. Ne parlano sottotraccia, con circospezione, timorosi di rendere pubblico il loro disagio. Una prudenza con vista sulle europee? Può essere, sullo sfondo compare però l’aggrovigliarsi del clima politico a cui accennavano gli industriali, dentro il quale fanno premio aspetti contrari al coraggio, alla schiettezza e alla coerenza. A Roma come in provincia di Varese.

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