La provincia di Varese è ancora un “deserto ben attrezzato”?

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Varese, il capoluogo della provincia omonima

Davvero la qualità della vita in provincia di Varese è mediocre come afferma l’indagine del Sole 24 Ore? Giornale autorevole, il “Sole”, che ogni anno pubblica la classifica delle città e dei territori italiani per mettere in fila pregi e difetti, servizi e lacune sotto il profilo sociale, economico, culturale. Ebbene, la nostra provincia è scesa al 43esimo posto dal 36esimo in cui era collocata nel 2021. Una retrocessione abbastanza pesante sulla base dei parametri presi in considerazione dai titolari dell’indagine, che valutano di tutto un po’ per definire qual è il tasso di vivibilità. Le conclusioni dell’indagine: a Varese e provincia si sta bene ma non troppo. Quasi la scoperta dell’acqua calda, per il nostro territorio come per tutti gli altri del Belpaese. Differenze che si determinano anche praticandoli, con la conoscenza diretta di quanto possono offrire a chi li abita.

Certo, la classifica del giornale di Confindustria ha valore scientifico, difficile confutare i dati che propone. Però, c’è un però che bisognerebbe prendere altrettanto in considerazione: siamo certi che la qualità della vita di un’area, piccola o grande che sia, debba riferirsi soltanto a numeri, percentuali e analisi di carattere statistico? E chi risiede, cosa pensa in proposito? Tutto sommato, a Varese e dintorni non si sta poi così male. Chi lo sostiene vorrebbe  la luna rispetto a un contesto più prossimo alla Svizzera (non stiamo parlando della vicinanza geografica) che non alla Tunisia o al Marocco, con tutto il rispetto per questi Paesi. Chi cerca lavoro riesce persino a trovarlo, se lo vuole trovare, nonostante la crisi galoppante, le code della pandemia e tutto quello che di negativo viene appresso. Del resto, siamo in una delle zone più industrializzate del Paese e, per dirla tutta, della stessa Lombardia. Una zona che rimane comunque tra le più ricche.

Poi, è chiaro, ci sono situazioni di difficoltà, qui come a Bologna, anche se la città felsinea è classificata al primo posto nell’indagine del “Sole”Difficoltà oggettive, che non si possono eludere. Ma, vivaddio, non siamo più nel “deserto ben attrezzato” ipotizzato da Indro Montanelli. Anche l’offerta culturale è oggi abbastanza soddisfacente: si potrebbe fare di più? Si può sempre fare di più, ma rispetto al passato basta scendere a Gallarate o a Busto Arsizio per rendersi conto che alle idee culturali corrispondono proposte concrete. Come nelle infrastrutture: la nostra propensione alle lamentazioni e ai mugugni è nota quanto, a volte, gratuita. Insomma, siamo incontentabili. Il capoluogo è un pullulare di cantieri che disegnano il futuro e, guarda te, provocano momentanei disagi. Quindi, protestiamo. Ci dà fastidio il traffico, ma siamo i primi a utilizzare l’auto anche per fare cento metri. Contestiamo la presenza dell’aeroporto, ma dell’aereo non possiamo fare a meno. Potremmo continuare a lungo su questa dirittura.

D’accordo, la sicurezza. Nell’ultimo anno la provincia di Varese è stata macchiata da una serie di omicidi di origine famigliare. Episodi terribili, però non da ascrivere alla malavita organizzata. Che c’è, si muove e agisce anche nel Varesotto, ma non è affatto predominante nei confronti di altre realtà. Sicurezza e, subito dopo, sanità. Argomento ostico per molti aspetti. Qui il discorso non è affatto scontato: alle numerose eccellenze corrispondono altrettante inefficienze. Sufficiente per dire che in provincia di Varese non si è curati? Non esageriamo. Fermo restando, infine, che altre indagini simili a questa del Sole 24 Ore hanno fornito conclusioni diverse anche nella sostanza. Ciò a dire, che sono indagini che rischiano (attenzione, rischiano) di avere il valore che hanno, puramente statistico. E non sempre le statistiche sono veritiere.

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