La straordinaria storia di don Vittorione raccontata a Busto da Gianni Spartà

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Don Vittorione l'Africano nel libro di Gianni Spartà

BUSTO ARSIZIO – Il Premio Chiara arriva in trasferta a Busto Arsizio. Appuntamento sabato 6 maggio alle 17 a Villa Calcaterra, a Sacconago. Il giornalista e scritore Gianni Spartà presenterà il volume “Don Vittorione l’Africano”, edito da Macchione.
Spartà, intervistato da Riccardo Prando, parlerà della straordinaria vita di Vittorio Pastori, conosciuto anche come “il panzer di Dio”. Da affermato ristoratore a Varese scelse di servire gli ultimi dell’Uganda, fino all’ordinazione sacerdotale. Una conversione, se così possiamo dire, ispirata a don Vittorione da monsignor Enrico Manfredini.

Rinunciò a servire “primi” per andare a sfamare gli ultimi

Sintetizza Gianni Spartà: “Collaboratore di sacerdoti e partigiani cattolici durante il fascismo quando bisognava aiutare dissidenti ed ebrei a espatriare in Svizzera. Educatore nelle colonie della Pontificia Opera Assistenza a guerra finita quando c’era da sottrarre alla vendetta sbandati e figli dei vinti. Il signor Vittorio Pastori, classe 1926, celibe, pareva destinato al ritorno a una vita normale allorché negli anni ’50 ebbe in sorte di aprire un ristorante e di riempirlo ogni sera con la migliore borghesia dell’epoca. Ma ecco la svolta: a un certo smise di dar da mangiare ai ricchi di Varese e seguendo a Piacenza il vescovo Enrico Manfredini, andò a sfamare i più poveri dell’Uganda. La chiesa africana lo ordinò sacerdote a 58 anni consentendogli di adempiere a un voto fatto, da chierichetto, alla Madonna Addolorata di Varese. Difficile capire perché un’esistenza cambia dall’oggi al domani, perché un uomo di 250 chili, noto come il Panzer di Dio, comincia a scorrazzare agile sui sentieri della savana distribuendo pasta, riso, latte, trivellando pozzi, dando vita al più attrezzato supermarket della bontà. Santi non sono solo quelli del calendario: lo dimostra l’epopea dei numerosi cavalieri della civiltà cristiana che tuttavia non può restare cristallizzata nell’alto dei cieli. Per dare frutti deve essere raccontata sulla terra”.

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