«Lasciate un segno indimenticabile». L’addio di Samarate a Erica e Lorenzo

samarate funerali erica lorenzo

SAMARATE – «Erica era energia positiva. Sempre sorridente e piena di vita, disponibile e generosa. Insieme al tuo Lorenzo, lasciate un segno indimenticabile». Sono le parole del sindaco di Samarate, Enrico Puricelli, recitate con la voce rotta dall’emozione oggi, 23 gennaio, durante i funerali di Erica Mosca e Lorenzo Landenna, morti in seguito al tragico incidente in montagna avvenuto a Devero, sabato 16 gennaio. Le restrizioni Covid non hanno impedito ad amici e parenti, oltre che alla comunità intera, di dare l’ultimo saluto alla farmacista samaratese e al suo compagno. Tanto che piazza Italia si è tinta di verde. Anzi di «verde “Erica”», come ha specificato il primo cittadino. Sì, perché «da oggi quella tonalità la chiamerò col tuo nome: un colore, segno di speranza».

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Altruismo, amicizia e parole d’affetto: l’ultimo saluto

Non è tutta colpa del Covid se in tantissimi hanno atteso le bare di Erica e Lorenzo fuori dalla Chiesa della Santissima Trinità. Anche in tempi normali, i posti all’interno non avrebbero potuto ospitare tutti quanti, arrivati per sostenere Ferdinando, il papà di Erica, con i fratelli Luca e Matteo. Ma anche i giovanissimi figli di Lorenzo. È stato Matteo il primo a prendere parola per ricordare il padre: «Ti assicuro che ora, come vorresti tu, non mi lascio buttare giù. Col sorriso in faccia e con te al mio fianco vado avanti ancora più forte». Poi Beatrice: «Ti sento in ogni stanza in cui entro, che mi proteggi. Sono orgogliosa di essere tua figlia e farò in modo che tu lo sia di me». Entrambi hanno rivolto parole affettuose anche in ricordo di Erica: «Un grazie sincero per tutto quello che hai fatto. Se in questi tempi papà era felice, in gran parte, era per te». Sull’altare anche amici e colleghi. E spesso le due cose combaciavano, viste le commosse testimonianze di tutti. «Erica, abbiamo collaborato in varie attività di volontariato. Era divertente ripulire i boschi insieme al gruppo, trascinavi tutti con la tua energia e ti distinguevi per la tua generosità». Non meno forti i pensieri rivolti a Lorenzo: «Abbiamo vissuto il dono più prezioso, quello dell’amicizia. Hai influenzato la vita di tutti, lasciando un pezzo di te a chiunque. E hai insegnato come vivere le passioni». Ha concluso un amico, parte del «gruppo storico di Erica e Lorenzo». Che li ha salutati così: «Vorrei capire cosa è successo per poter affrontare la vita e venirne fuori. L’unico modo è pensare che se ne sono andati facendo ciò che amavano di più: hanno raggiunto le vette più alte che potevano, ora il tempo di organizzarsi e faranno grandi sciate sulle nuvole».

«Custodire il bene per ricordare»

«Quello che facciamo è limitato alla memoria, ma noi vogliamo dare un senso più grande a tutto. Non vogliamo che le vite di Erica e Lorenzo vengano annullate, ma abbiamo la persuasione che rimangano». Un modo, per don Nicola Ippolito, per dire che «di fronte a una cosa che ha dell’incredibile, dobbiamo guardare oltre la morte, anche se non sappiamo come». E lui stesso, durante la celebrazione della parabola, prova a spiegare come andare oltre, «facendo ricorso a tutto ciò che ha che fare con l’amore e l’altruismo: custodiamo il bene per conservare l’immagine di Erica e Lorenzo, per poterli scorgere quando tutti vivremo questo passaggio spaventoso».

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