Lavoro, Milano “tira”: occupazione al 71% nel 2023 e disoccupazione in calo al 4,7%

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MILANO – Il 2023 ha attestato il ritorno alla periodicità stagionale tipica del ciclo economico e della domanda-offerta di lavoro nel territorio metropolitano milanese prima dello shock pandemico. Chiari i segnali della ripresa verso una progressiva normalizzazione: se la crescita delle nuove assunzioni si è fermata (+0,2%) rispetto ai ritmi del biennio precedente, resta tuttavia sostenuto (+10,8%) il trend positivo delle stabilizzazioni a tempo indeterminato dei contratti a termine. È il quadro annuale documentato dal Rapporto 2023 dell’Osservatorio del mercato del lavoro (Oml) di Città metropolitana presentato oggi, lunedì 6 maggio, all’Università degli Studi di Milano, nell’ambito di una giornata di studio promossa dal Dipartimento di economia, management e metodi quantitativi dello stesso ateneo, in collaborazione con Istat-Ufficio territoriale Area Nord-Ovest.

Il Rapporto approfondisce l’analisi delle dinamiche occupazionali – rilevate tramite i dati delle comunicazioni obbligatorie (assunzioni, cessazioni, proroghe e trasformazioni contrattuali) – applicando inediti strumenti e metodologie di misurazione e stima. Un approccio innovativo che apre alla ricerca di interessanti chiavi di lettura dei meccanismi che determinano il funzionamento del mercato del lavoro.

Dati dell’Osservatorio di Città metropolitana

L’Oml ha elaborato i dati ufficiali Istat disponibili relativamente alla condizione occupazionale nel 2023 della popolazione residente nel territorio della città metropolitana: 1.507.500 occupati (+1,4%, in continuità con il 2022 quando però si era registrato un +2,3%); 73.900 persone disoccupate in cerca di lavoro (-13,1%) e 518.700 inattivi (-2,5%). Ne risulta, quindi, un tasso di occupazione pari al 71,2%, cresciuto di 1,1 punti percentuali rispetto al 2022, di due punti più alto rispetto alla media regionale (69,3%) e di ben 10 punti rispetto alla media nazionale (61,5%). Il tasso di disoccupazione, pari al 4,7% (-0,8%), è il valore più basso degli ultimi cinque anni.

Un bilancio locale favorevole, che però lascia scoperti alcuni interrogativi cruciali: quali segmenti hanno contribuito in maniera decisiva alla crescita del numero degli occupati rilevata nel 2023 e quali, invece, si sono mossi in controtendenza? La lettura dei dati della statistica ufficiale integrata con quelli delle comunicazioni obbligatorie ha reso fruibile una più ampia gamma di variabili e strumenti per leggere e comprendere a fondo i fenomeni che hanno interessato il territorio, quindi elaborare politiche del lavoro più efficaci e mirate alle esigenze specifiche.

Contratti a tempo indeterminato: +11%

Da questa prospettiva si rileva come, dopo il rimbalzo nel biennio seguito alla pandemia, in cui i tassi di crescita assumevano valori a due cifre, con il 2023 si è giunti ad una stasi su più versanti. Il mercato del lavoro milanese ha registrato 870.806 nuove assunzioni (+0,2%, mentre l’avanzata degli avviamenti nel 2022 era stata +17,7 e nel 2021 +24,5%) e 818.610 cessazioni dei rapporti in essere (+1,2%, mentre nel 2022 il tasso era pari al +20,1% e nel 2021 a +16%). Oltre a questi accadimenti che descrivono i flussi in ingresso e in uscita dall’occupazione, si rileva una serie di altre movimentazioni avvenute in costanza di lavoro: esse sono quantificate da 352.595 proroghe dei termini contrattuali (+2,2%, con perdita di vigore rispetto al +10,2% del 2021 e del +8,5% del 2022) e 78.955 trasformazioni a tempo indeterminato (+10,8%).

«Le transizioni interne all’alveo dell’occupazione – sintetizza Livio Lo Verso, responsabile dell’Oml – sono state nel segno della stabilizzazione» mentre Andrea Oldrini, responsabile dell’ufficio elaborazioni dello stesso osservatorio, osserva come «per il territorio della Città metropolitana il saldo delle posizioni lavorative a fine 2023 è positivo, pari a +42.779 unità, e indica il proseguo dell’inversione di rotta post tonfo della pandemia iniziato nel 2021 (+51.436 unità) e confermato nel 2022 (+52.207 unità). Evidente un rallentamento, ma questo va di pari passo con un cambiamento piuttosto vistoso del peso e del contributo degli elementi di traino alla crescita, fra i quali emerge il lavoro a tempo indeterminato».

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