Lega, la base è una polveriera: raccolta firme per ripartire da «congressi e autonomia»

busto bandiere lega

MILANO – Autonomia e congressi, una raccolta firme per la svolta scuote la Lega e mette nel mirino la gestione di Matteo Salvini. «Ascoltare la base e tornare ai temi identitari del movimento» l’appello scritto nero su bianco in una lettera che avrebbe già raccolto decine di sottoscrizioni di militanti “dissidenti”. «Autonomia, sicurezza, contrasto all’immigrazione, famiglia e lavoro, con lo stop al Reddito di Cittadinanza»: questa la piattaforma da cui ripartire per fermare «la spiacevole discesa di consensi», prima che sia troppo tardi. Perché «la sofferenza dei militanti di sezione è palese e la situazione sta esplodendo». Serve un cambio di rotta. E non basta serrare i ranghi al vertice. «Non aspettiamo di trovarci senza candidati e soprattutto senza elettori».

La fronda da Bergamo

La fronda del Carroccio è partita da Bergamo. Proprio là dove la “notte delle scope” nel 2012 spazzò via definitivamente la Lega di Bossi e del cerchio magico. Stavolta è Salvini con la sua svolta nazionalista a finire nel mirino. Soprattutto alla luce degli «ultimi insuccessi elettorali legati alla giornata del 12 giugno scorso (referendum e comunali)», come si legge nella lettera inviata alla segreteria federale e nazionale (che nel gergo leghista significa lombarda) della Lega Salvini Premier. Negli stralci resi noti dall’agenzia di stampa Adnkronos si chiede di «riflettere su ciò che la “base” evidenzia e chiede, affinché le defezioni e i malumori diminuiscano e i militanti possano ritrovarsi ancora, come ai vecchi tempi» e si richiama al “vecchio Capo” Umberto Bossi, «simbolo del Nord, di quella parte territoriale viva, produttiva, capace, ricca di positive prospettive per il futuro».

Voce alla base

Organizzazione e contenuti. Da un lato i “dissidenti” invocano congressi e voce ai militanti, da un lato con «l’elezione ufficiale delle figure di riferimento territoriali. Basta commissari», dall’altro dicendo «basta con le decisioni calate dall’alto e con gli ordini dell’ultimo momento, magari non condivisi e “recapitati” via messaggio». Ecco perché occorre «tornare a parlare di ciò che ci è caro: Autonomia, autonomia, autonomia – scritto tre volte e in maiuscolo – e poi contrasto all’immigrazione, sicurezza per il territorio e per i nostri giovani, lotta alla droga, parliamo di lavoro, battiamoci per togliere il vergognoso reddito di cittadinanza, difendiamo i temi della famiglia».

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