Legambiente Busto è scettica sul forno crematorio. Vuole incontrare il sindaco

busto arsizio legambiente forno crematorio

BUSTO ARSIZIO – «Troppi punti di domanda e poche informazioni. Vogliamo un incontro pubblico con l’amministrazione per discutere il nuovo forno crematorio che vogliono realizzare». Così il circolo Legambiente di Busto Arsizio indirizza una lettera al sindaco Emanuele Antonelli per chiedere spiegazioni sul progetto di creare un secondo forno per le cremazioni in città.

Un nuovo forno per Busto

Quando durante lo scorso consiglio comunale di Busto Arsizio è stato approvato il bilancio di previsione 2021, il sindaco ha anche sottolineato la volontà di realizzare un nuovo forno crematorio in aggiunta a quello attualmente esistente. Un investimento di 6 milioni e mezzo di euro che sarà a carico di un privato e per il quale il Comune intende cercare finanziamenti pubblici, ma che desta qualche preoccupazione in città, soprattutto tra gli ambientalisti.

Volgiamo incontrare il sindaco

«Sappiamo che la cremazione rappresenta oggi una scelta sempre più frequente tra le persone e se l’amministrazione vuole realizzare un nuovo forno si raddoppierebbero le circa 1200 salme bruciate all’anno, riteniamo quindi importante discutere con Palazzo Gilardoni dell’argomento, per chiarire alcuni dubbi e preoccupazioni che abbiamo sull’impatto ambientale del progetto», dice il presidente di Legambiente Busto, Paola Gandini che domenica 3 gennaio ha indirizzato una lettera al primo cittadino.

C’è un vuoto normativo

Il primo punto sottolineato è l’assenza di regole e garanzie nazionali sui forni crematori. «Esiste un vero e proprio vuoto normativo sull’argomento e soprattutto sui limiti di emissione, sugli ambienti tecnologici, nonché sui materiali funebri stessi. Il risultato – spiega Gandini – è che ogni regione autorizza gli impianti con criteri propri».

Rischio di aumentare l’inquinamento

Da qui il timore di un ulteriore aggravarsi della situazione ambientale del territorio. «Questi impianti producono emissioni inquinanti che possono provocare rischi per l’ambiente e la salute poiché durante la cremazione nei forni si ha la produzione di polveri, monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli», spiegano da Legambiente, citando alcuni studi dell’Associazione medici per l’ambiente – Isde Italia e Arpat Toscana che mostrerebbero un aumento dell’impatto ambientale di una nuova linea di forno crematorio.

«E non è proprio il caso di aggravare un’area già fortemente compromessa come la nostra, a causa della presenza di industrie, di un inceneritore dei rifiuti, un notevole traffico automobilistico e della mancanza di decisivi interventi sulla mobilità sostenibile». Secondo gli ambientalisti, poi, il raddoppio della linea di cremazione incrementerebbe l’utenza e quindi il traffico veicolare di trasporto delle salme provenienti da località anche non vicine.

Vogliamo risposte

Insomma, sono tanti i punti interrogativi su questa idea e «vorremmo sapere come l’amministrazione intende gestire il forno, quali saranno i livelli di emissione della linea, per esempio mediante la redazione di un rapporto ambientale che esprima un giudizio di compatibilità ambientale. Chiediamo, quindi, la convocazione di un incontro pubblico sul tema in quanto questa decisione potrebbe influire sulla salute della cittadinanza, sulla salubrità ambientale e sulla viabilità del quartiere», conclude Gandini.

Sarà un 2021 di cantieri a Busto. Campus di Beata Giuliana verso il via libera

busto arsizio legambiente forno crematorio – MALPENSA24