Legge di Bilancio 2020, “una manovra senza anima”

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di Antonio Laurenzano

E’ finita alla vigilia di Natale, con un contestato voto di fiducia alla Camera, la lunga maratona della  Legge di Bilancio 2020 che, con il collegato fiscale, costituisce la “manovra finanziaria annuale”. Fra annunci e smentite, rilievi tecnici e stralci contabili, è finito per il Governo Conte bis un penoso calvario: 15 clamorose marce indietro in ottanta giorni, a conferma dell’alto tasso di litigiosità
all’interno della maggioranza, dal contante agli appalti, fino alle detrazioni fiscali, ai regimi
forfettari, alle concessioni autostradali.

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Antonio Laurenzano

Pur salvaguardando i saldi di bilancio, il Governo ha cambiato la situazione contabile della manovra rispetto al testo del disegno di legge sotto la spinta di oltre 330 modifiche, alcune di basso cabotaggio. Un restyling a vasto raggio operato senza soste, per interventi settoriali, che ha generato un maxiemendamento di 958 commi per 313 pagine approdato per l’approvazione prima al Senato e quindi alla Camera dove il Governo ha posto la questione di fiducia su un testo “blindato”. E’ il penoso replay di una prassi governativa che toglie spazio alla discussione e al confronto fra le varie forze politiche, esautorando il Parlamento delle sue prerogative costituzionali, trasformandolo di fatto in un Parlamento monocamerale.

Qual è il risultato di una manovra da 32 miliardi di euro? Secondo Sabino Cassese, giudice emerito
della Corte costituzionale, “una legge confusa per una manovra senza anima”. Fortemente critica la motivazione: “Tutte le norme sono scritte con la tecnica del rinvio a decine di altre leggi, ciò che
rende ancor più oscuro il loro dettato.” Una corsa di fine anno nella quale, commenta Cassese
sulle colonne del Corriere, tutti cercano di inserire qualcosa nella legge di bilancio, che diventa così
una disposizione “omnibus”, mentre dovrebbe soltanto indicare entrate e spese, gli stanziamenti,
ordinati per missioni e programmi, che autorizzano le amministrazioni a prelevare. “Vengono
sfruttati i tempi stretti per non andare all’esercizio provvisorio, la permeabilità del Parlamento, il
clima pre-festivo”.

E’ significativa la rappresentazione che Sabino Cassese ne fa dell’iter legislativo: “Passa il convoglio,
tutti cercano di agganciare il proprio vagoncino costringendo le forze parlamentari a dare mance,
risolvere micro-problemi territoriali, accontentare clientele.” In definitiva, il Paese è governato
dalle risorse finanziarie necessarie e non dagli obiettivi. Restano così fuori da ogni programmazione gli impegni riformisti volti ad affrontare i nostri più urgenti problemi sistemici: dalle crisi aziendali alle carenze delle infrastrutture, alla nostra presenza nel mercato internazionale, in primis in quello europeo. In compenso, la Legge di bilancio 2020 , oltre allo stop dell’aumento dell’iva, all’abolizione dei superticket sanitari e al cuneo fiscale, fa il pieno di interventi molto minuti e molto domestici, tanti bonus: per i bebè, per le mamme, per i giardini di casa, per le facciate degli edifici, per le ristrutturazioni e per i mobili, e anche per gli assorbenti femminili.

Un mix variopinto di “strenne natalizie” da mettere sotto l’albero per coprire le quali, con la lotta all’evasione fiscale, nel corso dell’anno arriveranno la web tax, la plastic tax, la sugar tax, la tassa sulle auto aziendali, la tassa sulla fortuna, la cancellazione dello sconto in fattura per Ecobonus e Sismabonus. Nessuna traccia della bozza di legge quadro sull’autonomia differenziata che il Ministro Boccia ha tentato invano di far confluire in manovra con un emendamento.

Tutti da disegnare gli obiettivi della manovra di finanza pubblica propri della Legge di bilancio, il più importante strumento economico del Paese al quale, al di là delle valutazioni di Bruxelles, le agenzie di rating guardano con particolare attenzione per capire il quadro macroeconomico e
quindi la direzione riformista che l’Italia intende perseguire nell’immediato futuro. Sotto esame il
problema di sempre: il debito pubblico e la sua sostenibilità. Il rischio è che potremmo essere
“costretti” a ripianare buchi di bilancio con manovre correttive dure da assorbire. Si chiedono cioè
scelte serie proiettate nel futuro. Non misure tampone, ma finalmente una rigorosa politica di
risanamento della finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia. La storia continua.

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